Europee 2024. Modifiche alla legge elettorale, Commissione: “Nessun potere di intervento”.

In vista delle prossime elezioni europee di Giugno, alcuni Paesi Ue, come la Grecia, si stanno attrezzando per modificare la legge elettorale. Condotta che può facilmente suggerire una non troppo velata volontà di manipolare l’esito delle urne, con buona pace della rappresentanza democratica.

“Secondo quanto riportato dalla stampa greca – scrive Petros Kokkalis, eurodeputato de La Sinistra – il governo greco intende modificare la legge elettorale in vista delle elezioni europee, istituendo cinque o sei circoscrizioni regionali invece di quella unica attuale. Qual è – chiede l’esponente greco alla Commissione europea – il momento opportuno per apportare cambiamenti di questo tipo prima delle elezioni europee, tenendo presente che tali cambiamenti potrebbero influenzare le abitudini degli elettori? L’istituzione di circoscrizioni elettorali aggiuntive è in linea con il principio di proporzionalità che si applica alle elezioni europee?”.

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Mentre le istituzioni europee spendono (pochi) milioni di euro per campagne di sensibilizzazione degli elettori europei, la stessa Commissione europea, come ben noto, ha confermato la propria “limitata competenza” sulla materia.

A ricordarlo, infatti, il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders: “La Commissione non ha il potere generale di intervenire nelle elezioni dei membri
Stati. Fatto salvo il rispetto di alcuni principi fondamentali, come quelli stabiliti negli articoli 2 e 10 del Trattato sull’Unione Europea, le leggi elettorali sono di competenza e responsabilità degli Stati membri”. Quindi, qualsiasi “porcata” messa in opera dalle maggioranze (e dalle opposizioni) dei singoli Stati membri, spesso decise per fare “fuori” i piccoli movimenti, può essere commessa senza alcun rischio di sanzione alcuna da parte delle “democratiche” istituzioni europee.

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Ogni Stato, quindi, può decidere come vuole la suddivisione delle circoscrizioni elettorali. Decisioni, però, come nel caso della Sardegna, incapace per via dell’accorpamento con la Regione Siciliana di esprimere i propri rappresentanti al Parlamento europeo, che non possono che mettere in crisi la cosiddetta rappresentatività dei territori europei.

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