Disagio giovanile, serve prevenzione (e co-programmazione degli interventi).

Si è discusso di disagio giovanile tra le mura dell’assemblea parlamentare del Friuli Venezia Giulia. Nel corso dei lavori, Serena Pellegrino (Avs) ha ripreso le parole dell’Ordine degli assistenti sociali, sottolineando l’importante opera di chi
accompagna i ragazzi e i giovani con disagio: “È importante pensare alla prevenzione, poi arriva la scuola e la formazione. I consultori sono presidi di qualità e sono essenziali sul territorio: senza queste strutture, la popolazione è in difficoltà. Dopo il Covid, la situazione di disagio sociale è aumentata e dobbiamo considerare che gli adulti della nostra generazione sono più numerosi dei ragazzi e hanno gravi problemi che non sempre sanno affrontare”.

Basterebbe semplicemente un pò di buon senso e una sostanziale volontà della politica di mettere al centro i giovani e coinvolgerli nella ideazione e implementazione degli interventi, piuttosto di calare interventi per la gioventù dall’alto. Ma, come spesso capita in politica, è sempre meglio guardare altrove e sostenere iniziative onerose e di scarso impatto, per non dire votate alla stigmatizzazione dei giovani, visti sempre come un problema e mai come una risorsa.

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“Garantire il supporto psicologico in ambito scolastico è un altro degli obiettivi che ci si deve dare. I servizi di bassa soglia devono essere recuperati: servono risorse per farli ripartire. C’è molto lavoro da fare: questa audizione è un primo passo, ma dobbiamo rilanciare i piani di zona – ha dichiarato Manuela Celotti del PD -. Dobbiamo passare dal paradigma
bonus al paradigma servizi. Bisogna inoltre parlare dei neo-diciottenni, di quella fase della vita in cui cambiano i riferimenti dei servizi. Il ruolo del Consiglio e della Commissione – ha concluso Celotti – è di rendere le buone prassi comuni a tutti”.

Approcci perennemente “scuolacentrici” e poco innovativi, come ricordato anche da Laura Fasiolo (Pd) che spera “che al centro dei prossimi appuntamenti ci sia anche la presenza del mondo della scuola: non solo i dirigenti, ma anche i rappresentanti delle famiglie e dei giovani. C’è bisogno di più sensibilità verso la figura dello psicologo della scuola: è necessaria una figura che intercetti i bisogni della comunità scolastica che a volte non sa come far fronte a un problema”. “Prevenire significa agire fin dall’infanzia – ha concluso – intercettando le problematiche il prima possibile”.

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“Spesso ci accorgiamo dei giovani quando creano problemi – ha concluso Giulia Massolino del gruppo Patto-Civica – ma invece di prevenire, si preferisce reprimere”.