Diffamazione della Sardegna. Il Consiglio approva l’ordine del giorno.

Il Consiglio regionale ha approvato con 33 voti favorevoli e 15 contrari l’ordine del giorno che impegna la Giunta “ad adottare ogni atto affinché la Sardegna venga tutelata anche per i danni subiti all’immagine di Regione ospitale e preparata ad affrontare in modo adeguato e sicuro l’emergenza epidemiologica e affinché si ristabilisca un clima di serenità basato su una comunicazione veritiera, tempestiva ed efficace”.

Un provvedimento che segue l’indegna campagna mediatica delle ultime settimane, che ha dipinto la Sardegna come località turistica a rischio, causando notevoli danni all’indotto turistico, senza contare la ‘recrudescenza’ dei più noti stereotipi ‘neocolonialisti’ tipici dei più rigidi autori e sceneggiatori della commedia italiana degli ultimi 40 anni.

Una seduta iniziata con le dichiarazioni del presidente della commissione Sanità, Domenico Gallus, che ha parlato dei problemi dell’ospedale di Ghilarza: “L’assessore Nieddu aveva garantito a novembre scorso che alcuni medici di emergenza urgenza di nuova abilitazione sarebbero stati inviati a Ghilarza. Eppure a oggi il punto di primo intervento dell’ospedale di Ghilarza non è attivo. Io e l’assessore ci abbiamo messo la faccia assieme e voglio capire se l’impegno c’è davvero o se sono costretto a togliere la mia fiducia all’assessore, oltre che la mia amicizia”.

Sull’ordine dei lavori è intervenuto Piero Comandini per il quale “lo stesso problema è presente a Isili e a Muravera. Non è corretto che ne parliamo oggi, potevamo parlarne ieri durante la legge di riforma sanitaria”.

Il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, ha invitato tutti a superare le questioni di campanile, perché siamo consiglieri regionali di tutta la Sardegna”. Una questione, quella della ‘frammentarietà di visione” dei consiglieri regionali assolutamente bipartisan è che meriterebbe, come nel caso della presa di posizione contro la stampa nazionale, un provvedimento per imprimere una vera e propria moral suasion all’azione dei rappresentanti del Consiglio.

Dalla discussione sull’ordine del giorno a tutela dell’immagine della Sardegna il passo per la digressione politica è un attimo. Alle parole del presidente Gallus si è rivolto, infatti, l’on. Daniele Cocco (LeU) che, rivolgendosi al presidente Pais, ha chiesto se “siamo nelle condizioni di proseguire visto che il presidente della commissione Sanità ha appena sfiduciato l’assessore alla Sanità”. Dichiarazioni alle quali ha risposto lo stesso assessore Nieddu, per il quale “è paradossale che dopo la fiducia data ieri alla mia persona con l’approvazione della riforma di ieri oggi si parli di sfiducia nei miei confronti”.

Sulla fuoriuscita dai binari della discussione dell’ordine del giorno è intervenuto anche Franco Stara di Italia Viva, che ha lamentato l’incoerenza degli interventi dei colleghi: “Se possiamo parlare di tutto dobbiamo parlare anche dei 200 licenziamenti effettuati oggi da Cict al porto canale. E mi chiedo che senso abbia discutere un ordine del giorno”.
Posizione ribadita da Pierluigi Saiu della Lega: “Sarebbe il caso di capire se e quando si può iniziare a discutere l’ordine del giorno”.

Per Michele Cossa dei Riformatori, ritornando sul tema del giorno, la vicenda “non ha precedenti. Non credo alle cospirazioni e alle regie occulte ma c’è stato un uso strumentale dell’informazione. Gran parte dei contagi si registra tra persone benestanti che hanno fatto un mese di vacanze nei centri turistici del Mediterraneo e sono approdate anche in Costa Smeralda. La pandemia andrà avanti per molto tempo, cari colleghi, fino a quando non si capirà come curarla. Ci può assistere solo il buonsenso perché il virus non è di destra né di sinistra e non indossare le mascherine è invece da imbecilli. Va anche detto che, al di là della solidarietà, il centro migranti di Monastir è diventato una bomba e il governo non lo può più ignorare e deve intervenire”.

Ha preso poi la parola Roberto Deriu del PD: “Oggi vorrei sentire una parola chiara dalla Giunta su un fatto essenziale: la situazione sanitaria sarda è sotto controllo? Sì o no? È grave o no la nostra situazione sanitaria? La stampa italiana ha ragione o ha torto? E’ importante saperlo perché questa campagna di stampa ha danneggiato fortemente l’economia turistica sarda e non solo”.

La consigliera Laura Caddeo dei Progressisti, soffermandosi sul concetto di danno all’immagine della Sardegna, lo ha definito un termine inappropriato rispetto al significato “alto” che dovrebbe assumere. Il modo migliore per far arrivare all’esterno un messaggio giusto e veritiero, ha suggerito, è quello di fornire una informazione corretta e completa sullo stato dell’epidemia in Sardegna e sulla sua possibile evoluzione, sulle azioni portate avanti dal sistema sanitario pubblico e sui risultati raggiunti: “Sono contraria invece ad azioni legali nei confronti di alcuni organi di stampa sia perché non le ritengo utili, ha concluso, sia anche perché forse si è sbagliato nel consentire l’esercizio di alcune attività”.

Laura Caddeo, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Laura Caddeo, foto Sardegnagol riproduzione riservata

Il consigliere di FI Giuseppe Talanas ha osservato che “su un tema così importante, occorre evitare semplificazioni e banalizzazioni. La situazione si è aggravata rispetto al periodo precedente con responsabilità di molti soggetti, fra i quali vanno compresi anche quanti hanno diffuso notizie e ricostruzioni non rispondenti alla verità dei fatti, con la conseguenza che imprese e famiglie sarde stanno sopportando danni economici molto pesanti, con particolare riferimento al settore turistico”.

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Il consigliere Salvatore Corrias, del Pd, ha definito la pandemia un evento grave con conseguenze estremamente negative sul piano sanitario, economico e sociale, anche se tutto ciò non basta a scaricare ogni responsabilità sul Governo nazionale perché va riconosciuto che anche la Regione Sardegna in alcune circostanze avrebbe potuto fare meglio. Tutelare l’immagine della Sardegna, per Corrias, significa anche superare certi complessi di inferiorità e definire bene al nostro interno l’immagine che vogliamo proporre all’esterno e, in questo ambito, forse abbiamo attribuito troppo frettolosamente amicizie “pastorali” ad alcuni imprenditori del nord.

Il consigliere della Lega Pierluigi Saiu ha ricordato che gli attacchi subiti dalla Sardegna in questi giorni impongono al Consiglio di agire con determinazione e senza divisioni, con un atteggiamento fermo che forse sarebbe stato necessario anche nel mese di maggio, quando il presidente della Regione propose un rigido sistema di controlli sull’ingresso di Sardegna, ricevendo in cambio solo attacchi politici strumentali da parte di esponenti della sinistra e del M5S. Ecco perché oggi, ha sostenuto Saiu, il Consiglio deve sottoscrivere un documento unitario, anche con la necessaria autocritica da parte di quanti hanno sottovalutato alcune ipotesi di soluzione.

Per Maria Laura Orrù dei Progressisti, “non bisogna dimenticare che la vera priorità è come affrontare la pandemia e, sul piano politico, è complicato chiedere l’unità dopo aver rivolto attacchi in tutte le direzioni. Usare sempre temi da campagna elettorale è sbagliato, soprattutto nei rapporti fra istituzioni ed inoltre, quanto alla proposta di “passaporto sanitario” avanzata dal Governatore, non vanno dimenticati sia gli oggettivi problemi di attuazione che la sottovalutazione dell’importanza di una rete locale di controlli. Il nostro dovere, ha concluso, è restituire sicurezza ai cittadini sardi ed all’esterno attraverso dati certi e concreti”.

A nome del M5S, il consigliere Roberto Li Gioi si è detto perplesso, dopo gli interventi della maggioranza, sulla possibilità di un ordine del giorno equilibrato e serio che difenda davvero la Sardegna e non sia contro qualcuno. La ricostruzione del centro destra, ha aggiunto Li Gioi, lo fa diventare difficilmente ricevibile e, nella sostanza, inadeguato. Il consigliere ha poi citato un episodio, quello degli attacchi di Flavio Briatore al Sindaco di Arzachena Roberto Ragnedda, che avrebbe richiesto una “levata di scudi” che non c’è stata; anzi lo stesso Ragnedda è stato a sua volta attaccato da esponenti della Lega mentre il Sindaco è stato difeso dai Riformatori.

Mario Nieddu, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Mario Nieddu, foto Sardegnagol riproduzione riservata

La consigliere Rossella Pinna, del Pd, ha definito la proposta di ordine del giorno strana ed insolita, come se il danno di immagine fosse diventato il più grande problema della Sardegna, mentre ai sardi interessa certamente di più sapere se possono andare a scuola o lavorare in sicurezza. Io non mi sento offesa, ha affermato, e chiedo rassicurazioni efficaci per tutti, per i sardi e per gli ospiti, e per questo servono dati scientificamente attendibili. E proprio in materia di dati, ha aggiunto la Pinna, c’è un andamento anomalo di crescita fra luglio ed agosto ed è preoccupante, così come sono preoccupanti anche i dati sul funzionamento complessivo del sistema sanitario regionale, nel contrasto alla pandemia come nell’attività ordinaria, per cui più che la reputazione bisogna difendere la salute.

Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha ricordato gli inviti formulati dalle più alte cariche istituzionali, civili e religiose, perché si affronti in maniera unitaria la lotta al Covid ed ha evidenziato come il virus “si diffonda soprattutto con la stupidità degli uomini”. L’esponente della minoranza ha però bollato come “surreale” il dibattito sviluppatosi in Consiglio ed ha parlato di “pericolose strumentalizzazioni politiche: “L’ordine del giorno così come è stato formulato non serve a nulla, ciò che serve è una posizione unitaria dell’assemblea sarda”.

Di un’altra idea Michele Ennas (Lega) che ha parlato di “una chiara campagna orchestrata contro la Sardegna” ed ha difeso a tutto campo l’operato del presidente della Regione e della Giunta, ad incominciare dalla richiesta, avanzata a suo tempo e negata dal governo, dei controlli preventivi in “ingresso”.

Roberto Caredda (Misto) si è detto “amareggiato” per il tentativo, tutt’ora in atto, di far passare i sardi come un popolo di untori ed ha puntato il dito contro “una vera e propria campagna di denigrazione in danno della Sardegna”. Il consigliere della maggioranza ha quindi dichiarato di condividere la richiesta del presidente Solinas perché siano valutati i danni causati alla Sardegna ed ha concluso il suo intervento con un ringraziamento al personale sanitario per il lavoro svolto nell’affrontare l’emergenza Covid, auspicando un pronunciamento unitario dell’Aula sull’ordine del giorno in discussione.

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E’ intervenuta, successivamente, la capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Desirè Manca, che ha rivolto una serie di critiche all’operato e all’atteggiamento tenuto dal presidente della Regione nel fronteggiare le conseguenze della pandemia da Covid-19. La consigliera della minoranza ha definito “autentiche sparate” le diverse iniziative assunte dal governatore Solinas per tentare di gestire in sicurezza l’arrivo dei turisti nell’Isola in vista della stagione estive. L’esponente del M5S ha quindi snocciolato le date per segnare le differenti proposte avanzate: dal tampone, al test rapido, fino al passaporto sanitario, passando per il test sierologico” Proposte irrealizzabili e prive di sostanza e senza che mai siano state indicate le modalità di realizzazione né chi avrebbe dovuto sobbarcarsene gli oneri”. La capogruppo ha quindi affermato “che se richiesta dei danni dovrà esserci, dovrà esser rivolta anche a chi ha fatto quel tipo di sparate”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianfilippo Sechi, ha invece auspicato una posizione unitaria del Consiglio regionale ed ha definito la Sardegna come “una vittima di una campagna denigratoria e negativa”. “Siamo costretti – ha concluso l’esponente della maggioranza – a difenderci da accuse infondate, dopo che il governo, rifiutando la proposta del presidente Solinas dei test in ingresso, ha impedito alla Sardegna di difendersi dai contagi”.

Consiglio regionale, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Consiglio regionale, foto Sardegnagol riproduzione riservata

“Non voteremo l’ordine del giorno redatto dalla maggioranza – ha dichiarato in apertura del suo intervento, il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau – perché non è una proposta unitaria, presenta termini inaccettabili e cerca di scaricare le responsabilità soltanto sul governo”. Gianfranco Satta (Progressisti) sull’ordine dei lavori, ha definito “inaccettabile” il documento presentato dalla maggioranza
Sempre sull’ordine del giorno è intervenuto il consigliere di Forza Italia, Emanuele Cera che ha stigmatizzato “la mancanza di sintesi politica su un argomento di così grande rilevanza come è quello legato alle vicende del Covid”. L’esponente della maggioranza ha replicato con fermezza alle dichiarazioni dell’assessore della Sanita della Regione Lazio ed ha ribadito “la serietà e l’impegno” con il quale la Regione sarda ha affrontato le conseguenze della pandemia: “Il virus nell’Isola lo hanno riportato gli stessi che oggi ci accusano di essere gli untori”. Il consigliere Fi ha quindi auspicato un reazione efficace alla campagna denigratoria condotta in danno della Sardegna, insieme con un pronunciamento unitario del Consiglio regionale.

Il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, ha replicato in maniera decisamente ruvida alle accuse rivolte alla Regione sarda da parte degli assessori regionali del Lazio: “I dossier vanno fatti contro Conte non contro Solinas”. Il consigliere leghista ha accusato poi Pd, Leu e 5 Stelle di “mistificare e strumentalizzare la realtà” ed ha ribadito i pericoli “della campagna mediatica condotta in danno della Sardegna”.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, preannunciando una richiesta di sospensione per verificare la possibilità di un ordine del giorno unitario, ha affermato rivolto al capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, che la conclusione che si può trarre è la Sardegna non ha un Governo “amico”. “La Sardegna – ha proseguito Mula – è stata dipinta da molti organi di stampa per quello che non era, la Regione Lazio ha mandato al ministero un dossier contro Solinas, il Governo s è comportato in modo strumentale perché ci sono le elezioni”.

Christian Solinas
Christian Solinas

Il presidente, prima della sospensione richiesta dal capogruppo sardista Mula, ha dato la parola per la replica all’assessore della Sanità Mario Nieddu.
Nel suo intervento Nieddu ha affermato che riferirsi ai dati è utile sia per avere idee più chiare, sia per arrivare ad un documento unitario, auspicabile dopo un attacco mediatico che ha “gelato” la ripresa turistica della Sardegna. I dati, ha precisato, servono anche per costruire una base comune per confrontare le diverse posizioni. E i dati e i fatti dicono alcune cose molto importanti, ha proseguito l’assessore: siamo stati sottoposti ad un durissimo attacco fondato su numeri inconsistenti, la nostra idea di passaporto sanitario è stata prima distrutta quando l’abbiamo proposta ma poi concessa ad altri con un doppiopesismo evidente che oggi consente al Lazio di fare tamponi come vuole e a chi vuole, la Sardegna “covid free” era un dato certificato dall’Istituto superiore di sanità dopo una indagine sierologica a campione che assegnava alla Sardegna un indice dello 0.3 fino a dopo la riapertura, quella stessa riapertura senza previsioni che è stata uno dei più gravi errori del Governo. Infine Nieddu ha fornito i numeri ufficiali del virus in Sardegna: 837 positivi tra cui alcuni di prima ondata, dai quali vanno sottratti 182 non residenti e gli immigrati. Quindi, si è chiesto, dov’è l’emergenza? L’assessore alla Sanità del Lazio D’Amato sostiene che il 35% dei positivi della sua Regione (che ne ha decine di migliaia) vengono dalla Sardegna ma sono numeri che non stanno in piedi. La verità, ha concluso, è che il virus è arrivato in Sardegna dall’esterno e lo stanno riportando delle Regioni di provenienza. Piuttosto, ha concluso l’assessore della Sanità, temo che si voglia dichiarare la “zona rossa” la Sardegna ancora una volta su calcoli sballati, cioè non sul rapporto fra contagi e popolazione residente (1.6 milioni) ma sul rapporto fra contagi ed arrivi (970.000 solo ad agosto, complessivamente circa 2.6 milioni): c’è una bella differenza!

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Sull’ordine dei lavori, è intervenuto il consigliere del Pd Piero Comandini, che ha sottolineato il divario fra gli arrivi citati dall’assessore ed i 7 milioni di presenze citati dal Governatore.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato la parola per le conclusioni al presidente della Regione Christian Solinas.
In apertura del suo intervento Solinas ha sottolineato che non è in gioco la reputazione del Governatore, che sarebbe ben poca cosa, ma della Sardegna e del sacrificio di tanti grandi e piccoli operatori che hanno costruito nel tempo una reputazione nazionale e internazionale della Regione nel settore turistico, consolidando aziende che hanno assorbito in qualche modo il lockdown, e sono stata colpite proprio ora che stavano ripartendo verso una uova normalità possibile. C’è un fortissimo danno, ha continuato Solinas, nel costruire a tavolino una immagine della Sardegna come epicentro della nuova ondata del virus, quando numeri dicono un’altra verità e non c’è da parte nostra nessuna intenzione di limitare diritto di cronaca che è importantissimo in ogni società democratica. Ma non si può non osservare, ha affermato, che a fianco di chi fa bene il suo lavoro verificando le notizie che vengono pubblicate, c’è anche chi ha rappresentato la realtà in maniera non veritiera, trascurando dati certificati dall’Istituto superiore di Sanità che fino a luglio assegnavano alla Sardegna una incidenza del virus pari allo 0.3%, il più basso d’Italia. Dati che dimostrano, secondo il Governatore, che il virus prima non c’era, e che chi è arrivato qui lo aveva. Casomai potrei essere io a diffondere dossier ma non è questo il punto, ha detto ancora il presidente della Regione, il punto è approfondire come molte persone siano riuscite ad arrivare qui senza controlli e non è semplice; il Lazio dice che Sardegna non ha controllato in uscita ma ci sono “rei confessi”, sui social e nei giornali, che hanno ammesso di aver assunto paracetamolo, violando precise disposizioni normative dello Stato e della Regione. La nostra intenzione, ha poi ribadito il Presidente, non è difendere noi stessi ma il sistema Sardegna da chi, anche oggi, paragona le discoteche della Costa Smeralda alla partita di calcio giocata in Spagna nella prima fase della pandemia, nonostante tutti sappiano che la Costa Smeralda ha meno discoteche della Versilia e della riviera romagnola, per cui è chiaro che quanto accaduto in due locali non può essere un “caso Sardegna”, altrimenti se ne potrebbe dedurre che i nostri assembramenti sono più contagiosi di altri, o più contagiosi di piazze, locali e ristoranti, dimenticando che il problema era quello di fermare la circolazione dei positivi. Nell’interesse di tutti i sardi, ha continuato il Governatore, dobbiamo riportare a verità una vicenda inquinata da considerazioni di parte perché, al netto della ricerca delle responsabilità oggi il tema è ripartire e liberaci dall’attacco, stando attenti al virus ma lavorando per capire cosa è successo e cosa si deve fare per arginare i comportamenti incoscienti, anche se le regola c’erano e ci sono. Non vogliamo uno scontro fra Regioni, ma qualcuno dovrà spiegarci perché la nostra proposta era incostituzionale perché impediva la libera circolazione delle persone mentre oggi altre Regioni impongono una quarantena obbligatoria e test obbligatori solo a chi viene dalla Sardegna, senza che nessuno dica e senza che le ordinanze vengano impugnate.
Il presidente ha informato l’Aula della presentazione di due ordini del giorno, uno delle opposizioni ed uno della maggioranza.

Per i Progressisti, il consigliere Massimo Zedda ha ricordato la “localizzazione” del problema nel nord Sardegna dove, a differenza dei controlli capillari di altre Regioni come l’Emilia Romagna, forse si sono sottovalutati episodi, anche perché magari qualche membro dell’unità di crisi aveva un approccio troppo “aperto” al problema; se questo fosse vero, si spiegherebbe la scarsità dei controlli.
Perplessità sulle dichiarazioni del medico dell’unità di crisi regionale sono state espresse anche dal capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, che le ha definite “di taglio elettorale” e comunque incompatibili con il ruolo ricoperto.