Cresce il tasso di violenza tra i “ragazzi del muretto”.

Un tempo venivano definiti come i ragazzi del muretto, ovvero i giovani che si ritrovano nelle piazze per stare insieme dopo la scuola. Un fenomeno mai estintosi ma che, secondo Marco Dugato del Centro universitario di ricerca sulla criminalità transnazionale, contiene un maggior tasso di violenza rispetto al passato. “La violenza, che si manifesta sempre più di frequente, è estemporanea”, ha spiegato Marco Dugato ai microfoni della Dire.

Gruppi, si legge nella nota, composti prevalentemente da maschi, tra i 15 e i 17 anni, per lo più italiani, e nelle aree più problematiche. “Questi ragazzi – prosegue – per lo più sono coinvolti in risse, reati di lesione, bullismo, vandalismo. Più rari, invece, sono i reati di natura economica. Il tratto comune è la violenza”.

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La maggior parte di questi gruppi non è organizzato secondo una struttura gerarchica, ha aggiunto nell’intervista alla Dire, Dugato: “Non sono vere e proprie gang, sono gruppi fluidi che si fermano non per compiere attività criminali: sono più vicine a quelle che si chiamavano compagnie. Compiono atti di bullismo che sfociano in rapina. Non hanno una caratterizzazione etnica, né sono caratterizzati da situazione di disagio. Anzi, il fenomeno coinvolge anche ragazzi che potrebbero essere definiti di buona famiglia”.

“Il fenomeno delle gang in Italia è limitato ma esiste il problema della violenza e della devianza giovanile. Non c’è stato un cambio di modalità. C’è più violenza e più esposizione. Tra le ragioni ci sono anche situazioni di disagio e marginalità socio-economica, ma non c’è solo questo: ci sono la difficoltà tipiche dell’adolescenza rispetto alla famiglia, alle istituzioni, alla scuola. Si cerca nel gruppo un rafforzamento della propria identità”. Una analisi che conferma gli effetti della pandemia sui già noti problemi dei/delle giovani italiani/e, a partire dalla componente relazionale.

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Foto di Marco Wolff da Pixabay