Covid-19. Un anno di ricerca all’Aou Sassari.

Era il 7 marzo 2020 e il laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Aou di Sassari isolava per la prima volta il virus Covid-19, individuato su due pazienti provenienti dal distretto sanitario della Gallura.

A distanza di un anno, il laboratorio diretto da Salvatore Rubino è ancora in prima linea nella battaglia contro il Covid. E adesso l’attenzione è focalizzata sulle varianti del virus che tanta preoccupazione stanno generando tra medici, infettivologi e virologi.

Numeri da record, per Salvatore Rubino: “Abbiamo effettuato l’analisi di oltre 185 mila tamponi, per una media di 506 tamponi al giorno e, soltanto di recente, abbiamo individuato ben 45 casi di variante inglese, confermate negli screening effettuati a Bono, La Maddalena e San Teodoro. A questi si aggiungono alcuni casi nel nord Ovest Sardegna”.

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Salvatore Rubino, Aou Sassari
Salvatore Rubino, Aou Sassari

Ed è proprio questa la novità rispetto allo scorso anno, ricorda il professore: “La comparsa della variante inglese con la sua alta contagiosità desta preoccupazione ma ora siamo sicuramente molto più preparati rispetto a prima, sia come laboratorio sia come ospedale”.

L’ultimo flash test dell’Iss a cui ha partecipato il laboratorio diretto da Salvatore Rubino ha permesso di evidenziare una prevalenza della variante inglese pari al 75 per cento: “Non escludo che a breve possa essere addirittura quella prevalente, ma questo non significa che non dobbiamo continuare a cercare anche le altre, la brasiliana o la sudafricana. Oppure addirittura altre ancora che potrebbero fare la loro comparsa”.

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Per il professor Rubino quella dei tamponi molecolari resta ancora una strategia fondamentale: “Sono questi che ci consentono di identificare le varianti che vengono da fuori e non soltanto quella inglese che era già presente in Sardegna sicuramente da gennaio ma con casi sporadici e non si era diffusa come nel caso degli attuali focolai registrati a Bono, a La Maddalena e a San Teodoro”.

Laboratorio di Microbiologia e virologia pronto a effettuare la sequenza intera del genoma del virus: “Questo – prosegue Rubino – ci consente di capire l’evoluzione del virus che isoliamo e la sua provenienza, di realizzare una sorta di carta d’identità. Alcuni campioni che abbiamo sequenziato di recente ci hanno permesso di individuare l’origine ‘francese’ del virus e di alcuni paesi africani francofoni. Si tratta, al momento, di varianti non ‘pericolose’ come quelle inglese, brasiliana e sudafricana”.

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