Commissione Bilancio, Anci: “Autonomie locali in crisi”.

La commissione Bilancio, con le audizioni dell’Anci Sardegna e l’Università di Cagliari, ha completato il ciclo di audizioni sulla manovra finanziaria 2023-2025.

Il presidente di Anci, Emiliano Deiana, in apertura ha ricordato che “la prossima finanziaria regionale sarà fondamentale per il sistema delle autonomie locali, chiamato ad affrontare problematiche molto complesse come l’aumento dei costi energetici, la crisi economica, la diffusione delle povertà e lo spopolamento, destinate ad aggravare la sofferenza delle comunità”.

“E’ necessario rilanciare la “vertenza Sardegna” perché in primo luogo bisogna rivedere gli “accantonamenti” che la Regione versa allo Stato, in un quadro economico profondamente cambiato e per molti aspetti peggiorato”.

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Il presidente di Anci ha poi sollecitato l’aumento del Fondo unico degli Enti locali, (stimato in circa 190 milioni) già previsto dalla legge in presenza di una crescita delle entrate fiscali, auspicando inoltre un maggiore coinvolgimento di Comuni e Province. Deiana si è poi soffermato sugli effetti che produrrà in Sardegna la revisione del reddito di cittadinanza rispetto al quale, ha suggerito, vanno individuati nuovi strumenti, dal potenziamento dei Reis al rafforzamento dei cantieri di lavoro.

L’esponente dell’Anci Sardegna ha poi sollecitato l’introduzione di una “norma-ponte” in materia di pubblica istruzione, che consenta alla Sardegna di derogare dai parametri fissati dal Ministero per il dimensionamento scolastico ed un altro intervento legislativo, sul modello delle “zone franche urbane”, per migliorare l’impatto delle risorse nazionali destinate alla montagna che interesseranno molte aree interne dell’Isola.

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Nella seconda parte della seduta è intervenuto il Rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola, richiamando l’attenzione della commissione su alcuni punti che rischiano di rallentare l’espansione dell’ateneo. “Si tratta – ha spiegato Mola – dell’aumento dei costi energetici (passati da 3.5 a 9.6 milioni) del costo del lavoro e del patrimonio edilizio, in buona parte risalente agli anni ’50”.