Brexit. Si va verso il ‘no deal’.

Il Consiglio europeo sulla questione Brexit è stato ‘liquidato’ in pochissimo tempo, a dimostrazione della lontananza tra le parti, l’UE e il Regno Unito, come richiamato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che, durante il punto informativo sulla Brexit al vertice dei leader Ue, ha affermato che è alta la probabilità per un ‘no deal’ con il Regno Unito. Sintesi riassunta anche da Downing Street, per la quale “permangono ostacoli significativi”.

Un fallimento della negoziazione UE-UK che segna un altro punto a favore del “no deal”, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Ue senza accordo. Tesi resa ancora più concreta vista l’assenza di una soluzione in prossimità con la deadline del 31 dicembre 2020.

LEGGI ANCHE:  Verhofstadt: “Approveremo l’accordo Brexit soltanto quando sarà stato approvato dal Regno Unito”

Tra meno di 72 ore, entro domenica, le parti si riuniranno per decidere se proseguire con i negoziati e definire, così, se ci sarà una Brexit con o senza un accordo.

Il ‘no deal’ significherebbe per il Regno Unito, l’uscita dall’Unione europea senza un accordo che regolamenti il processo di uscita, l’abbandono del Mercato unico e dell’Unione doganale senza accordi che regolamentino gli scambi tra i Paesi membri e che impediscano l’introduzione di controlli e tariffe. Gli scambi commerciali tra il Regno Unito e i Paesi dell’Ue sarebbero, infatti, inizialmente regolati dalle condizioni della World Trade Organizzato (WTO) con l’applicazione di tariffe doganali su molti beni e servizi. Uno scenario potenzialmente devastante per la competitività delle aziende del Regno Unito.

LEGGI ANCHE:  Brexit: fondo speciale di 5 miliardi di euro.

Ancora l’assenza di un accordo con l’UE porterebbe l’UK a ‘smantellare’ la propria presenza da istituzioni europee come la Corte di Giustizia Europea e l’Europol.

D’altro canto il Regno Unito smetterebbe di contribuire al bilancio UE, che attualmente è di oltre 10 miliardi di euro l’anno. La Brexit, inoltre, porterà nuove frizioni anche all’interno del Regno Unito, specialmente nell’Irlanda del Nord, dove la maggioranza vorrebbe rimanere all’interno dell’attuale paradigma europeo.

Superando la dicotomia sostenitori/detrattori del ‘no deal’, secondo numerosi economisti l’uscita del Regno Unito senza accordo con l’UE potrebbe causare notevoli danni economici e disagi nel breve periodo, a partire dall’aumento dei controlli personali alle frontiere, alla diminuzione delle derrate alimentari e, ovviamente, all’incremento del prezzo dei servizi pubblici, dei prodotti alimentari e, infine, dei combustibili.

LEGGI ANCHE:  Il Regno Unito non chiede nessuna proroga. Il periodo di transizione termina il 31 dicembre

Foto Copyright: European Union