Politica di Coesione, Christian Solinas al Parlamento europeo: “Un’Europa con regioni zoppe è un’Europa meno forte”.

“Un’Europa con regioni zoppe è un’Europa meno forte. Parlare di regioni insulari significa parlare  di oltre 20 milioni di cittadini, pari a circa il 5% della popolazione europea, distribuiti in ben 13 Stati membri. Non si può non tenerne conto. Lo chiedono le Isole, lo dice il Trattato europeo”. Così il Presidente della Regione Christian Solinas, è intervenuto nel corso dell’incontro che si è tenuto nel pomeriggio al Parlamento europeo sul futuro dell’Unione nelle politiche insulari e di coesione.

Nonostante i magri risultati ottenuti dal proprio governo regionale nel corso degli ultimi 3 anni, dove peraltro non è stato fatto nulla per i giovani, specialmente per quanto attiene la facilitazione del rapporto con l’Europa per i ragazzi e le ragazze dell’Isola, il Presidente Solinas è tornato a chiedere alle istituzioni dell’Unione europea di integrare la dimensione insulare nelle politiche dell’UE: “Nel chiedere uno specifico status giuridico europeo non chiediamo un privilegio, ma strumenti per essere sullo stesso piano competitivo delle altre regioni: una politica europea per le Isole è necessaria alla sopravvivenza economica e demografica dei nostri territori caratterizzati, proprio in virtù della loro condizione insulare, da un’economia fortemente dipendente dall’esterno e dalla connettività con le regioni continentali, e gravati da sovra-costi di notevole entità negli approvvigionamenti di beni e servizi, a discapito dei nostri cittadini e imprese”.

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Il Presidente ha poi evidenziato i limiti delle regioni insulari – peccato, però, non aver sottolineato nel proprio intervento anche la dabbenaggine del nutrito corpo dei consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, improbabili autori di altrettanto discutibili proposte di legge – e le forti disparità di sviluppo delle regioni insulari che, ha spiegato, “hanno causa proprio nelle specificità dei territori, con evidenti ripercussioni in termini di sviluppo, puntualmente registrate nei report della Commissione europea, a cominciare dall’indice di competitività che pone le regioni insulari indietro rispetto alla media europea”. Insomma, la politica regionale non sa fare autocritica, potendosi rifugiare sempre sull’insostenibile vittimismo legato alla condizione di insularità: “Una situazione di mancato sviluppo – prosegue Solinas – che determina una tassa insulare”, stimata in circa 5.700 per cittadino/a dell’isola, dovuto alla ridotta dimensione del mercato interno, alla distanza dal continente e alle difficoltà nella circolazione di merci e persone. “Esiste quindi una questione insulare tuttora aperta e irrisolta – ha spiegato il Presidente Solinas – dato che i dispositivi legislativi europei non distinguono le specificità territoriali che pure sono richiamate dall’art. 174 del Trattato, che cita espressamente le regioni insulari tra quelle cui le politiche della UE devono rivolgere un’attenzione particolare”.

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Il richiamo nazionalpopolare è poi un passaggio dovuto all’interno della narrazione autoreferenziale del Presidente della Regione Sardegna: “Come Regione Autonoma della Sardegna siamo impegnati su diversi fronti istituzionali per vedere riconosciuta la nostra specificità territoriale. In Italia stiamo portando avanti una battaglia per il riconoscimento in Costituzione dell’insularità come fattore di svantaggio. In sede Europea da diversi anni la nostra regione porta avanti azioni per chiedere la piena attuazione dell’articolo 174 del Trattato Europeo, che si sostanzi in una strategia per le Isole. Servono disposizioni giuridiche specifiche – ha continuato il Presidente – ma nel chiedere misure di maggiore flessibilità necessarie a superare le sfide e i vincoli derivanti dalla condizione insulare non chiediamo un privilegio ma strumenti per essere sullo stesso piano competitivo delle regioni. Ne va del nostro stesso futuro”.

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