L’Uniss partecipa alla XX Infopoverty World Conference.

Domani, durante la XX Infopoverty World Conference, evento organizzato annualmente dall’Osservatorio sulla Comunicazione Digitale affiliato all’ONU, si discuterà di sicurezza alimentare e promozione dell’agricoltura sostenibile.

Quest’anno, l’evento – che normalmente si tiene in aprile nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite sotto l’egida del Presidente della Repubblica Italiana – sarà essere totalmente online e trasmesso in diretta dal canale televisivo delle Nazioni Unite (UN WebTV).

Durante i lavori della conferenza sarà presentato il progetto EWA-BELT, un progetto finanziato dal programma dell’Unione Europea Horizon 2020, promosso e coordinato dal centro interdipartimentale Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione (NRD) dell’Università degli Studi di Sassari che vede partecipe un ampio partenariato che coinvolge venti tra Università, Istituti di Ricerca, ONG e compagnie private con sede in vari paesi europei (Italia, Regno Unito, Francia, Grecia) e africani (Etiopia, Kenya, Tanzania, Ghana, Burkina Faso, Sierra Leone).

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Nei quattro anni di durata complessiva del progetto, EWA-BELT si propone di affrontare un ampio spettro di problematiche legate alla sicurezza e qualità alimentare, come ad esempio la scarsa produttività delle colture, l’alimentazione e il benessere animale, la scarsa disponibilità di colture e varietà adatte ad ambienti di coltivazione di tipo intensivo, le perdite in pre- e post-raccolta, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali (erosione e perdita della fertilità dei suoli, pascolamento eccessivo, degrado della qualità dell’acqua, etc.) le difficoltà di collegamento tra produzione e mercato e la scarsa connessione tra ricerca e agricoltura.

EWA-BELT, fanno sapere dal centro interdipartimentale Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione, si prefigge, inoltre, di promuovere un approccio responsabile e pro-attivo delle comunità e delle istituzioni locali rispetto alla sostenibilità dell’uso delle risorse naturali attraverso lo sviluppo di strategie di rafforzamento delle competenze, l’adozione di un approccio partecipativo multi-attore e il consolidamento della cooperazione transfrontaliera.

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Nelle diverse aree agro-climatiche distribuite tra i paesi dell’Africa dell’Est (Etiopia, Kenya e Tanzania) e dell’Ovest (Burkina Faso, Ghana e Sierra Leone) sono stati individuati 38 casi studio, cioè villaggi rurali in cui le attività di ricerca sono guidate da un approccio partecipativo e integrato, realizzato tramite la costituzione di Farmers’ Field Research Units (FFRUs). Le FFRUs saranno concepite come uno spazio di dialogo e di interazione fra diversi attori (agricoltori, ricercatori e altri portatori di interesse) in cui saranno promosse e realizzate, oltre alle attività di ricerca e innovazione, attività di disseminazione dei risultati e di capacity-building.