Zedda, Il PD che “si passa” e l’inascoltata lezione di Truzzu.

Correva l’anno 2006. Il mondo all’epoca pareva destinato alla gioiosa globalizzazione delle merci e della democrazia. Putin era un amico dell’occidente e la guerra un lontano contrattempo della storia per sfigati in ciabatte e kalashnikov. Decisamente un altro mondo.

Quell’anno si tennero a Cagliari le votazioni per l’elezione del Sindaco. Da una parte Emilio Floris, sindaco in carica ed espressione di un centro destra sulla cresta dell’onda; dall’altra Gian Mario Selis, onesto democristiano della Margherita, reduce da un clamoroso flop alle regionali di due anni prima. Non ci fu storia. Floris stracciò Selis e le elezioni furono presto archiviate senza grossi patemi d’animo. Del resto, in quegli anni, la città era considerata una roccaforte non contendibile del centro destra.

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All’epoca, tuttavia, non lo si poteva sapere ma, col tempo, Selis sarebbe divenuto la figura più simile a un candidato del Partito Democratico alla carica di Sindaco mai apparsa sulla scena politica cittadina. Si perché, dalla sua fondazione nel 2008 a oggi, il PD, malgrado il suo ruolo egemone, non hai mai espresso un candidato per palazzo Bacaredda.

Ciò, al contrario, è sempre stata prerogativa concessa agli esponenti del fu circolo “Sergio Atzeni” di via Puccini, ex SEL, ex LEU, oggi Progressisti. Zedda nel 2011 e nel 2016, Ghirra nel 2019 e ancora Zedda quest’anno.

Se la cosa era comprensibile 13 anni fa in quanto esito delle primarie, non lo è oggi a pochi mesi di distanza da un’elezione regionale che ha sancito l’affermazione del PD. A ciò si aggiunga che, al di là delle dichiarazioni rituali via facebook, Zedda gode di una stima tutt’altro che unanime presso le altre forze della coalizione.

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Nei mesi che hanno preceduto le regionali, diversi esponenti di primo piano del centro sinistra escludevano categoricamente l’ipotesi di una sua candidatura. Anzi, si dava per scontato che sarebbe stato il PD a indicare un nome. Infine, come volevasi dimostrare, è prevalsa l’opzione Massimo Zedda.

Al di là di come andranno le elezioni, questa vicenda suggerisce due considerazioni. La prima è che il PD, nel bene e nel male (con estremi che vanno dall’eccellenza all’indecenza) unico autentico erede della DC quale forza “governista”, decide ancora una volta di giocare a carte copertissime a Cagliari.

La seconda è che, come nel caso della candidatura di Truzzu imposta da Fratelli d’Italia nonostante la sua evidente impopolarità, si è deciso di anteporre le ragioni delle segreterie di partito a quelle dei cittadini. Si perché, come è risaputo, si vocifera che la candidatura di Zedda sia stata la mera controparte per l’ingresso dei progressisti nel campo largo.

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Chissà quindi che il risultato finale non si riveli identico, cosi come lo sono le premesse, a quello ottenuto a febbraio dalla destra.