Solo 3 milioni per il bando Anci ‘Giovani e imprese’.

Siamo lontani dalle grandi dotazioni finanziarie per gli interventi a sostegno dei giovani italiani. L’ennesima conferma arriva dal bando Anci ‘Giovani e Impresa’, una misura sperimentale per le iniziative imprenditoriali giovanili che, con una dotazione finanziaria di 3 milioni di euro, “intende favorire il coinvolgimento dei Comuni su attività di orientamento alla cultura di impresa”.

Insomma, basterebbe guardare all’ampia platea di comuni in Italia per fare due calcoli circa l’esiguità dell’intervento per sostenere la nascita di nuove imprese giovanili, specialmente nei territori più disagiati e disagiatissimi. Come si potrà mostrare ai giovani le reali opportunità e i rischi collegati al “fare impresa” con i fichi secchi? Non è dato saperlo ma l’impressione che si sia alle prese con l’ennesima politica tokenista per i giovani è più che avvertita.

Iniziativa che fa il palio con la recente “LINK! Connettiamo i giovani al futuro”. In questo caso finanziata con 4,2 milioni di euro, attraverso le risorse del Fondo nazionale per le Politiche Giovanili, per sostenere le “migliore idee progettuali per l’emersione e la riattivazione dei giovani NEET”. Anche qui, va rimarcato, una iniziativa calata dall’alto e senza la previsione alcuna di un processo di co-programmazione con i destinatari finali, ovvero i giovani e le organizzazioni giovanili. Un aspetto insito nella governance del Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili che nessuno vuole modificare. Evviva le già citate politiche tokeniste (nonchè di scarso impatto) per l’inclusione dei giovani.

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Ma per Roberto Pella, vicepresidente vicario di Anci e delegato alle Politiche giovanili “la governance degli avvisi che prevede l’accompagnamento istituzionale e tecnico da parte di Anci ha garantito una qualità crescente delle progettualità locali” permettendo “la creazione di opportunità di reddito e occupazione” e di aumentare “la qualità degli interventi finanziati con la quota destinata ai Comuni del Fondo nazionale Politiche giovanili”.

Un progetto commentato favorevolmente – ci saremmo sorpesi del contrario – anche dal ministro dello Sport e Giovani, Andrea Abodi: “Studiare, ascoltare, confrontarsi e proporre: questa la modalità con la quale si sta sviluppando l’azione del Governo per sostenere le politiche a favore dei giovani, mettendo al centro il contrasto al fenomeno NEET, per ridurre il dato drammatico che oggi vede quasi un giovane su 4, tra i 15 e i 29 anni, vivere senza lavoro, educazione e formazione. Per contribuire al raggiungimento di questo obiettivo, il nostro Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale ha stipulato un accordo con Anci, l’associazione dei Comuni italiani, che ci ha consentito di selezionare, attraverso il bando LINK!, 36 progetti con maggiori opportunità di successo a livello locale, per poi delineare e attuare una strategia a impatto diffuso su scala nazionale. Le scelte progettuali, che coinvolgeranno in via diretta 3.500 ragazze e ragazzi, terranno in considerazione la natura multiforme e multidimensionale del fenomeno, nonché le caratteristiche dei singoli territori interessati. L’ambizione – conclude Abodi – è quella di costruire anche un sistema di raccolta e lavorazione dei dati che possa favorire lo scambio di informazioni tra Comuni e Governo, nonché l’utilizzo di questi progetti per individuare strumenti e misure replicabili a beneficio di altri giovani NEET, perché possano superare le fragilità personali e assumere un ruolo attivo nel territorio in cui vivono, in tutta Italia”.

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Nel frattempo, però, si continua a non parlare di modifiche ai requisiti per la ripartizione delle risorse del decreto del Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili, aprendo, soprattutto, alla co-programmazione degli interventi con i giovani e le organizzazioni giovanili da parte di Regioni e Comuni. A qualcuno/a deve proprio piacere l’ampia gamma di iniziative calate dall’alto e poco sostanziali nel medio-lungo periodo.

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