Sì alla casa no ai servizi: la strategia per lo spopolamento nell’Isola.

Per il contrasto allo spopolamento nelle aree interne dell’Isola l’attuale maggioranza di Governo nella Regione Sardegna sembra voler continuare a guardare altrove, come confermato dalla brillante idea di destinare 45 milioni per l’acquisto o la ristrutturazione di prime case nei comuni sotto i 3000 abitanti.

Un’azione che potrebbe, per certi versi, rappresentare una boccata d’ossigeno per il mercato immobiliare e il comparto edilizio sardo ma, guardando all’obiettivo del contrasto allo spopolamento, in assenza di ulteriori politiche e stanziamenti mirati a migliorare i servizi nei piccoli comuni, gli esiti dell’intervento al momento fanno più propendere verso la constatazione dell’ennesima iniziativa di scarso impatto promossa dall’attuale maggioranza regionale.

“Sì alla casa e pazienza per i servizi e l’inclusione nei piccoli centri”, viene da pensare leggendo le dichiarazioni del Governatore Solinas: “Con l’ultima manovra, e ora con gli atti di indirizzo necessari a dare corpo alle misure contro lo spopolamento e l’isolamento dei territori, abbiamo creato le condizioni affinché i giovani decidano di restare e il tessuto economico dei territori più fragili, grazie anche ai contributi sulle prime case, si rafforzi e divenga terreno fertile per chi lì si trasferirà o deciderà di costruire una famiglia. Non può esserci crescita senza una reale valorizzazione dei territori, delle aree interne e di quelle più svantaggiate, che deve necessariamente passare per nuove politiche di ripopolamento dei territori”.

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In un contesto regionale sempre meno attrattivo per i/le giovani sardi/e, come riscontrato anche dal crollo della popolazione giovanile pure nelle principali ‘città’ dell’Isola, perché un giovane dovrebbe tornare ‘alle origini’ nei piccoli comuni in assenza di servizi e opportunità?

Difficile trovare una risposta all’interno della narrazione e azione politica dell’attuale maggioranza, dove le relazioni di causa-effetto risultano spesso essere decisamente improbabili, eufemisticamente parlando.

Contributi per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa che saranno concessi a chi ha la residenza anagrafica in un piccolo comune della Sardegna o a chi trasferirà la residenza anagrafica entro 18 mesi dall’acquisto dell’abitazione o dalla data di ultimazione dei lavori, a condizione che il comune di provenienza non sia anch’esso un piccolo comune della Sardegna. Il sostegno, ancora, sarà erogato nella misura massima del 50 per cento della spesa e comunque per l’importo massimo di 15.000 euro a soggetto (in un nucleo famigliare potrà esserci un solo soggetto beneficiario) e potrà essere riconosciuto anche a favore dei richiedenti che prevedono congiuntamente l’acquisto e la ristrutturazione (resta fermo il limite di 15.000 euro). Il contributo può essere concesso a un nucleo famigliare in fase di costituzione (composto anche da una sola persona) anche qualora il nucleo famigliare di provenienza abbia beneficiato del medesimo contributo per un’altra abitazione.

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Insomma, cifre tutt’altro che entusiasmanti specialmente per un/a ragazzo/a o una giovane coppia priva di risorse proprie. Una realtà socio-economica particolarmente diffusa tra la gioventù nell’Isola, della quale, forse, l’attuale maggioranza non ha contezza, come confermato dalla totale risibilità della questione giovanile all’interno dell’attuale agenda politica regionale.

“Il finanziamento di 45 milioni di euro, declinato su tre annualità (2022-2023-2024), verrà concesso sulla base di precisi criteri individuati sulla base dei principi di equità e giustizia e in relazione alle esigenze dei territori”, fanno sapere dalla Giunta Solinas. Chissà quanti di questi milioni non saranno stanziati e, quindi, riprogrammati nei successivi esercizi…

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