Putin firma il trattato di adesione delle repubbliche ucraine.

Ieri, nella sala di San Giorgio del Gran Palazzo del Cremlino si è svolta la cerimonia per la firma dei trattati sull’adesione delle Repubbliche popolari di Donetsk, Lugansk, della regione di Zaporozhye e della regione di Kherson alla Federazione Russa.

“Come sapete – ha dichiarato il presidente Vladimir Putin rivolgendosi ai rappresentanti delle nuove repubbliche ucraine – si sono tenuti referendum e le persone hanno espresso la volontà di aderire alla Federazione Russa. Non ho dubbi che l’Assemblea federale sosterrà le leggi costituzionali sull’adesione alla Russia e l’istituzione delle quattro nuove regioni, perché questa è la volontà di milioni di persone, come sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite, che sancisce direttamente il principio della parità dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli”.

Intervento proseguito con la celebrazione del ricordo dei caduti nel corso del conflitto ucraino, trai quali i soldati del Donbass e i “martiri della Odessa Khatyn”: “Ricorderemo sempre gli eroi della Primavera russa, coloro che hanno rifiutato di accettare il colpo di stato neonazista in Ucraina nel 2014 e tutti coloro che sono morti per preservare la propria cultura, tradizioni e religione”.

Un discorso che non ha mancato di rimarcare le scelte autoreferenziali adottate nel passato dalle alte sfere del partito comunista sovietico: “Nel 1991 a Belovezhskaya Pushcha, i rappresentanti dell’élite del partito di quel tempo presero la decisione di porre fine all’Unione Sovietica, senza chiedere ai cittadini comuni cosa volessero, e le persone si trovarono improvvisamente tagliate fuori dalla loro patria. Questo ha fatto a pezzi e smembrato la nostra comunità nazionale e ha innescato una catastrofe nazionale. Proprio come il governo ha delimitato silenziosamente i confini delle repubbliche sovietiche, agendo dietro le quinte dopo la rivoluzione del 1917, gli ultimi leader dell’Unione Sovietica, contrariamente all’espressione diretta della volontà della maggioranza del popolo nel referendum del 1991, hanno distrutto il nostro grande Paese. Per otto lunghi anni – ha proseguito Putin – le persone nel Donbass sono state sottoposte a genocidi, bombardamenti e blocchi; in Kherson e Zaporozhye, è stata perseguita una politica criminale per coltivare l’odio contro la Russia, per tutto ciò che è russo. Anche ora, durante i referendum, il regime di Kiev ha minacciato rappresaglie verso le persone inserite nelle commissioni elettorali. Kiev ha minacciato di repressione milioni di persone che sono venute ad esprimere la loro volontà. Ma la gente del Donbass, Zaporozhye e Kherson non ha ceduto”.

Vladimir Putin, Photo: Dmitry Astakhov, TASS
Vladimir Putin, Photo: Dmitry Astakhov, TASS

Da qui la richiesta dello “zar” di Russia alle controparti: “Chiediamo al regime di Kiev di cessare immediatamente il fuoco e tutte le ostilità; per porre fine alla guerra scatenata nel 2014 e tornare al tavolo delle trattative. Siamo pronti adesso. Ma la decisione dei cittadini di Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson non sarà discussa. La decisione è stata presa e la Russia non la tradirà. Difenderemo la nostra terra con tutte le forze e le risorse che abbiamo e faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza della nostra gente”.

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Un appello poi alla responsabilità delle forze occidentali: “Gli accordi di sicurezza strategica sono stati cestinati e le ferme promesse di non espandere la NATO a est hanno lasciato il posto alle solite manovre opache dell’Occidente e i trattati sui missili a medio e corto raggio sono stati smantellati unilateralmente. È stato il cosiddetto Occidente a calpestare il principio dell’inviolabilità dei confini e ora sta decidendo, a sua discrezione, chi ha diritto all’autodeterminazione e chi no. Non è chiaro su cosa si basino le loro decisioni o chi abbia dato loro il diritto di decidere in primo luogo. L’hanno solo supposto. Devono pensare che siamo stupidi”, ha dichiarato Vladimir Putin.

A coloro che esprimono preoccupazioni per l’uso delle armi nucleari da parte della Russia, Putin ha poi ricordato che “gli Stati Uniti sono sati l’unico Paese al mondo capace di usare armi nucleari per ben due volte, distruggendo le città di Hiroshima e Nagasaki in Giappone”, mentre circa la disumanità dell’azione della Federazione Russa ha ribadito che “durante la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno ridotto in macerie Dresda, Amburgo, Colonia e molte altre città tedesche, senza la minima necessità militare ma con il solo obiettivo di intimidire il nostro Paese e il resto del mondo”.

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Un fiume in piena che ha poi portato alla reiterata stigmatizzazione verso la sudditanza dell’UE ai voleri della politica di Washington: “L’America chiede sempre più sanzioni contro la Russia e la maggioranza dei politici europei obbedientemente la asseconda. Capiscono chiaramente che spingendo l’UE a rinunciare completamente all’energia russa e ad altre risorse, gli Stati Uniti stanno praticamente spingendo l’Europa verso la deindustrializzazione nel tentativo di mettere le mani sull’intero mercato europeo. Questo non è più servilismo, ma tradimento diretto verso il popolo europeo”.

Vladimir Putin, foto Dmitry Astakhov, TASS
Vladimir Putin, foto Dmitry Astakhov, TASS

Intervento proseguito con la critica verso la cosiddetta “disinformazione” esplosa in Occidente: “La verità è stata affogata in un oceano di miti, illusioni e falsità, usando una propaganda estremamente aggressiva, mentendo come Goebbels. I politici in Europa ora devono convincere i propri concittadini a mangiare di meno, a lavarsi di meno e a riscaldare meno le proprie case. Quelli che, però, iniziano a fare domande scomode sull’utilità di questi interventi  vengono subito dichiarati nemici, estremisti e radicali”. E qui è importante ricordare che l’Occidente si è salvato dalle sfide dell’inizio del XX secolo con la prima guerra mondiale. I profitti della seconda guerra mondiale hanno aiutato gli Stati Uniti a superare finalmente la Grande Depressione e a diventare la più grande economia del mondo, e a imporre al pianeta il potere del dollaro come valuta di riserva globale. E dalla crisi degli anni ’80 l’Occidente ne uscì illeso in gran parte appropriandosi dell’eredità e delle risorse dell’Unione Sovietica ormai collassata. Ora, per liberarsi dall’ultima rete di sfide, devono smantellare la Russia e gli altri Stati che scelgono un percorso di sviluppo sovrano, a tutti i costi, per poter depredare ulteriormente la ricchezza di altre nazioni e usarla per rattoppare i propri buchi. Se ciò non accade, non posso escludere che cercheranno di innescare un collasso dell’intero sistema, oppure decideranno di usare la vecchia formula della crescita economica attraverso la guerra”, ha concluso Vladimir Putin.

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foto Kremlin.ru/Photo: Dmitry Astakhov, TASS/Photo: Grigoriy Sisoev, RIA Novosti