Impianti eolici nelle aree protette della Gallura, Commissione Ue: “Competenza nazionale”.

Cosa può fare l’Ue contro l’assalto dei big player dell’energia nelle varie regioni d’Europa? Sembrebbe ben poco leggendo la risposta odierna del commissario Virginijus Sinkevičius, intervenuto sulla recente interrogazione parlamentare dell’eurodeputato siciliano Ignazio Corrao, presentata per fare luce sulla sproporzionata diffusione di impianti eolici on-shore in Gallura.

Nell’ultimo periodo, nello specifico, sono state presentate richieste per un totale di 2750 Megawatt (MW), corrispondenti a circa 460 aerogeneratori, 107 nel solo comune di Tempio Pausania. Domande di allaccio tradottesi in progetti presentati al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica per complessivi 708 MW, pari a 112 aerogeneratori.

“L’installazione di questi impianti – spiega Corrao – avrebbe un impatto notevole sul profilo paesaggistico, della biodiversità, economico e culturale sul territorio del Nord della Sardegna, in particolare per le importanti attività produttive agro-pastorali e il patrimonio naturalistico. Inoltre, il Monte Limbara, in cui dovrebbero essere collocati alcuni impianti eolici, rientra all’interno delle cosiddette Zone Speciali di Conservazione (ZSC) della rete Natura 2000. Senza contare le disposizioni contenute nella direttiva 92/43/CEE “Habitat” (articolo 1), nella 79/409/CEE “Uccelli” e, infine, nella direttiva 2001/42/CE “VAS”.

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Elementi sui quali la Commissione Ue, come spesso capita dalle parti del Parlamento europeo, può solo ricordare i propri “limiti di competenza”. Una dinamica ricordata dalla stessa risposta dell’esponente della Commissione von der Leyen, Virginijus Sinkevičius: “A norma dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat, qualsiasi progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. L’Italia ha recepito tali disposizioni nella legislazione nazionale e ha stabilito orientamenti nazionali per la loro attuazione“. Linee guida, va ricordato, adottate anche dalla Regione Sardegna.

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“Gli Stati membri – prosegue il commissario Ue – devono pertanto determinare mediante un esame del progetto caso per caso, o sulla base di soglie o criteri, se il progetto debba essere sottoposto a VIA prima dell’autorizzazione. Tale decisione spetta alle autorità nazionali competenti sulla base delle caratteristiche specifiche del progetto”.

Una conferma, quindi, del limite di competenza della Commissione Ue, dal momento che “spetta in primo luogo agli Stati membri assicurare il rispetto del diritto dell’UE, anche per quanto riguarda la valutazione del possibile impatto ambientale di piani e progetti e la verifica dei singoli casi di potenziale violazione delle norme pertinenti”. Una “magra realtà” che si aggiunge, infine, alla scarsa disponibilità di dati sulla questione, come confermato dall’esponente dell’Esecutivo von der Leyen secondo il quale “la Commissione non dispone di informazioni circa la presenza dei progetti in questione”.

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Insomma, un po’ poco per incentivare i cittadini e le cittadine sardi/e a recarsi alle urne il prossimo mese di giugno.