Il no profit nell’Isola. Per 7 sardi su 10 è positivo il ruolo svolto dalle organizzazioni del terzo settore.

Aumenta il giudizio positivo dei sardi verso le organizzazioni del terzo settore ma solo 3,5 residenti nell’isola utilizzano lo strumento del 5 per mille a favore del mondo no profit. Sono alcune delle conclusioni del lavoro di ricerca realizzato da SWG, l’istituto nazionale di ricerca di Trieste, e IARES.

Sono in maggiore percentuale i giovani dai 18 ai 34 anni ad affermare che le organizzazioni del terzo settore hanno un ruolo importante nella società sarda. Ancora meno di 3 rispondenti su 10 indicano di essere informati sulle attività del terzo settore in Sardegna, ma più di 8 sardi su 10 che si dicono informati affermano che le attività svolte dalle organizzazioni no profit sono efficaci per lo sviluppo locale. Continua, quindi, ad emergere la necessità che il terzo settore sardo investa in campagne informative per far conoscere meglio le attività svolte nei diversi campi di attività.

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Le rilevanti differenze che emergono tra le province sono lo specchio delle diverse realtà provinciali in cui le organizzazioni del terzo settore operano e che riflettono anche il deficit, in termini di servizi, che caratterizza alcune aree rendendo complesso l’operato del terzo settore. Se lo scorso anno meno di 3 sardi su 10 affermavano di conoscere organizzazioni sarde del terzo settore, nel 2021 sono quasi 4 su 10 ad indicare di conoscere organizzazioni sarde: in questo caso, le differenze provinciali sono anche specchio della capacità di un territorio di auto-organizzarsi e delle persone del territorio di mettersi assieme, in un’ottica di capitale sociale, per offrire un bene o un servizio alla società.

15 sardi su 100 sono attivamente impegnati in attività di volontariato o civismo, sebbene l’attività gratuita non esaurisca lo spettro dell’impegno che un soggetto può avere nell’ambito del terzo settore. Se a donare tempo sono 15 sardi su 100, il doppio dei sardi effettua donazioni economiche verso il terzo settore, con un leggero aumento rispetto all’anno precedente: sono in prevalenza e donne a donare del tempo e gli uomini ad effettuare donazioni in denaro. Per quanto riguarda le fasce d’età sono gli adulti a donare percentualmente di più sia tempo che denaro, sfatando il mito che il volontariato sia appannaggio di chi ha “molto tempo libero”.  

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A livello di singolo settore di attività, il settore socioassistenziale e quello sanitario sono quelli che ottengono il numero maggiore di donazioni, ma in termini di denaro donato, è la cooperazione internazionale che riceve le somme medie più elevate. La modalità preferita per la donazione è l’acquisto di beni che destinano una parte del ricavato in beneficenza, seguita dalla donazione con sms o telefono, dalla donazione spontanea in denaro e dal bollettino postale: la prima, la seconda e la quarta modalità sono strumenti utilizzati più da grandi associazioni che dalle piccole e probabilmente implica che siano indirizzate soprattutto ad associazioni a carattere nazionale o internazionale: infatti, solo il 40% dei rispondenti che conoscono organizzazioni regionali ha effettuato delle donazioni a favore di esse.

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Solo 3,5 sardi su 10 utilizzano lo strumento del “Cinque per mille”, di questi il 21% eroga ad organizzazioni regionali il 79% a organizzazioni nazionali. I sardi sono disposti a donare maggiormente alle organizzazioni sarde: al di là della maggiore disponibilità finanziaria, è l’offrire una maggiore informazioni sull’uso del denaro donato e sulle attività che potrebbe modificare le decisioni dei residenti in Sardegna. 

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