Il CEDAC presenta la stagione di eventi 19/20.

Storie di vampiri e fiabe gotiche, brillanti commedie e affascinanti coreografie, tra classici del Novecento e intriganti racconti in musica, sono i temi portanti della Stagione de La Grande Prosa e Danza 2019-2020 organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna al Teatro Comunale di Sassari, con il patrocinio e il sostegno del Comune di Sassari, della Regione Sardegna e del MiBACT e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

Tredici titoli in cartellone da dicembre a aprile, per un viaggio nei labirinti della mente e del cuore umano con i grandi protagonisti della scena: Umberto Orsini, Giuseppe Pambieri con Paola Quattrini, Cochi Ponzoni e Erica Blanc, Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio, Mariangela D’Abbraccio e Daniele Pecci, Lucia Mondello e Fabio Sartor, accanto ai danzatori Anbeta Toromani e Alessandro Macario, alla conduttrice e giornalista Paola Maugeri e al poeta della tromba Paolo Fresu per un omaggio a Chet Baker.

Una Stagione avvincente che si apre con le tenebrose atmosfere di “Dracula”, il capolavoro di Bram Stoker nella mise en scène firmata da Sergio Rubini, anche protagonista insieme con Luigi Lo Cascio; si prosegue con un ritratto d’artista in “Tempo di Chet. La versione di Chet Baker” di Leo Muscato e Laura Perini, che affidano all’arte di Paolo Fresu il compito di far rivivere il mito del musicista geniale e “maledetto”. Un formidabile poker di attori – Giuseppe Pambieri con Paola Quattrini, Cochi Ponzoni e Erica Blanc – per “Quartet” di Ronald Harwood (da cui Dustin Hoffman ha tratto l’omonimo film), divertente commedia su quattro celebri cantanti d’opera ritiratisi dalle scena, impegnati in un recital verdiano… in una casa di riposo.

Quattro fratelli a confronto ne “La casa di famiglia” di Augusto Fornari (che firma anche la regia) e di Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli, tra nodi irrisolti e interessi differenti, in cui la prospettiva di una vendita riapre antiche ferite e risveglia sopiti rancori. Alessandro Gassmann firma la regia e le scene di “Fronte del Porto” di Budd Schulberg, nell’inedita versione partenopea di Enrico Ianniello, con Daniele Russo nel ruolo del protagonista (interpretato nel 1954 da Marlon Brando nel film pluripremiato di Elia Kazan), sul conflitto tra la criminalità organizzata e i lavoratori in lotta per i propri diritti.
Cronache di musica tra incontri indimenticabili con “Rock & Resilienza”, con Paola Maugeri diretta da Emilio Russo, mentre Mariangela D’Abbraccio e Daniele Pecci sono i protagonisti di “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams, per la regia di Pier Luigi Pizzi: una fotografia dell’America puritana tra torbide passioni e segreti inconfessabili.
Tra apparizioni di fantasmi e morti misteriose “Giro di Vite”, con drammaturgia e regia di Giancarlo Marinelli e con Romina Modello e Fabio Sartor, s’interroga sulle strane presenze che aleggiano intorno al mondo dei vivi, angeli o demoni, “custodi delle nostre tenebre individuali”. Infine “Il costruttore Solness” di Henrik Ibsen, nella versione di Alessandro Serra (il regista del “Macbettu” e di un’immaginifica versione de “Il giardino dei ciliegi” di Čechov) con Umberto Orsini nella parte del protagonista, un ricco e potente imprenditore alle prese con il suo passato e con la tentazione di un’ultima avventura tra eros e thanatos.

La Stagione di Danza si apre con “Coppélia” di Amedeo Amodio, da “Der Sandmann” di E.T.A. Hoffmann, con Anbeta Toromani, Alessandro Macario e i Solisti e il Corpo di Ballo della Compagnia di Daniele Cipriani: una favola nera in cui gioca un ruolo cruciale la bambola meccanica tra ricerche alchemiche e follia.
Il Ballet du Grand Théâtre de Genève mette in scena i “Carmina Burana”, con musiche di Carl Orff e coreografia di Claude Brumachon: un’opera di potente suggestione sulle note della celebre Cantata tra potenza espressiva e sensualità dei corpi, per un affresco di varia umanità.
Un’inedita “Cenerentola”, con regia e coreografia di Jiři Bubenicek, per il Nuovo Balletto di Toscana in coproduzione con il Maggio Musicale Fiorentino: storia di una fanciulla coraggiosa e d’animo gentile, che si reca al ballo con l’idea di divertirsi, ignara del prossimo incontro con il principe che cambierà il suo destino.
Infine “My Ladies Rock” del coreografo francese Jean-Claude Gallotta, pioniere della “nouvelle danse”, per un omaggio alle artiste che hanno rivoluzionato la storia della musica del Novecento – da Aretha Franklin a Nico, Laurie Anderson, Janis Joplin, Joan Baez, fino a Nina Hagen, e ancora Patti Smith, Tina Turner e Marianne Faithfull – e hanno lottato contro i pregiudizi e riaffermato il diritto di seguire le proprie inclinazioni, in un racconto per quadri che rappresenta un inno alla libertà.
Ouverture in chiave gotica martedì 17 dicembre alle 21 con “Dracula”, trasposizione teatrale del celeberrimo romanzo di Bram Stoker a cura di Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini (sua anche la regia) per «un viaggio notturno verso l’ignoto»: sotto i riflettori Luigi Lo Cascio e lo stesso Sergio Rubini con Lorenzo Lavia, Roberto Salemi, Geno Diana, Alice Bertini – sullo sfondo delle evocatrive scenografie di Gregorio Botta, con i costumi di Chiara Aversano, le musiche di Giuseppe Vadalá, il progetto sonoro di G.U.P. Alcaro e il disegno luci di Tommaso Toscano (produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo). “Dracula” rappresenta l’incontro con un mondo misterioso e inquietante, un percorso iniziatico per il giovane procuratore londinese Jonathan Harker, inviato in Transilvania per perfezionare l’acquisto di un appartmento da parte di un aristocratico di quelle terre remote. Quell’incarico lo farà precipitare in un incubo, che travolgerà la sua intera esistenza, “contagiando” sua moglie Mina, come un male incurabile: in «una dimensione dove il buio prevarrà sulla luce», sul filo della suspense e di una tensione crescente, «sembrerà difficile uscirne vivi».

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Un ritratto d’artista lunedì 13 gennaio alle 21 con “Tempo di Chet. La versione di Chet Baker” di Leo Muscato e Laura Perini per un omaggio al genio del musicista statunitense, un “angelo della tromba” ma anche “dannato” per la sua vita consumata dall’abuso di alcol e droghe, fino all’ultimo, tragico volo (produzione Teatro Stabile di Bolzano). Un cast d’eccezione con Paolo Fresu (tromba e flicorno) a restituire la “voce” lirica e intimistica, capace di “graffiare l’anima”, del mito “maledetto” di uno dei protagonisti della storia del jazz, in trio con Dino Rubino al pianoforte e Marco Bardoscia al contrabbasso e gli attori Alessandro Averone, Bruno Di Chiara, Rufin Doh, Debora Mancini, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Graziano Piazza e Laura Pozone per un racconto intessuto di parole, note e immagini. La pièce, impreziosita dalle musiche originali di Paolo Fresu, ripercorre l’esistenza del trombettista di Yale, dagli esordi ai primi successi accanto a Stan Getz, Charlie Parker e Gerry Mulligan, poi la carriera solista, la scomparsa e il ritorno, gli applausi e la fine di un artista leggendario che ha saputo creare, ricorda Paolo Fresu, «una musica straordinariamente limpida, logica e trasparente, forse una delle più razionali e architettonicamente perfette della storia del jazz».

Un moderna favola “danzata” – giovedì 16 gennaio alle 21 – con “Coppélia”, originale Balletto in due atti firmato dal coreografo Amedeo Amodio e ispirato al racconto di E.T.A. Hoffmann “Der Sandmann”, con Anbeta Toromani e Alessandro Macario nei ruoli dei protagonisti insieme ai Solisti e al Corpo di Ballo della Compagnia di Daniele Cipriani (produzione Daniele Cipriani Entertainment). Un’inedita e intrigante “rilettura” di un capolavoro della storia del balletto sulla musica di Léo Delibes con brevi inserti curati da Giuseppe Calì, per la storia di una bambola meccanica intorno a cui ruotano desideri e passioni umane, tra le fantasiose scenografie di Emanuele Luzzati e Luca Antonucci e i raffinati costumi di Luisa Spinatelli, con il disegno luci di Marco Policastro per restituire le atmosfere ironiche e grottesche di una vicenda che si tinge di pathos e follia. «Ciò che maggiormente mi ha affascinato nel racconto di Hoffmann è la complessità della percezione risolta in termini di immagini frammentarie, a brandelli» spiega Amodio, che ha scelto un’ambientazione “cinematografica”, dove ricordi e fantasie diventano frammenti di un film.
Un cast stellare – mercoledì 29 gennaio alle 21 – per “Quartet” di Ronald Harwood, scoppiettante commedia interpretata da Giuseppe Pambieri, Paola Quattrini, Cochi Ponzoni e con Erica Blanc per la regia di Patrick Rossi Gastaldi: i protagonisti, divi dell’opera ormai in pensione, si cimentano con un omaggio a Giuseppe Verdi per un recital di beneficienza, tra il riaffiorare di antichi amori e rivalità (produzione Bis Tremila– Compagnia Molière). Un vivace affresco del mondo del melodramma attraverso i ricordi e le chiacchiere in libertà dei quattro artisti, con la fortunata pièce (portata sul grande schermo da Dustin Hoffman) che mette a nudo fragilità e debolezze, ma anche la consapevolezza del proprio talento tra il ricordo e il rimpianto per i successi del passato e la curiosità del presente degli speciali ospiti di una casa di riposo. «“Quartet” ha il pregio di saper parlare del passare del tempo, della terza età con delicata ironia» sottolinea il regista Patrick Rossi Gastaldi, per cui la commedia rappresenta «un commosso e divertente omaggio alla passione di chi ha dedicato la vita alla musica e alla bellezza e rivela quante gioiose sorprese può riservare il “limbo” della nostra vita».

Ironia in scena – venerdì 7 febbraio alle 21 – con “La casa di famiglia”, dolceamara commedia scritta da Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli sull’incontro a distanza di anni di quattro fratelli in occasione dell’ipotetica vendita della dimora in cui sono cresciuti, tra ricordi e nodi irrisolti (produzione Andrea Mai / Teatro Golden – Vincenzo Sinopoli). Una pièce divertente e ancora attuale (da cui è stata tratta una versione cinematografica) per l’affiatata compagnia formata da Luca Angeletti, Toni Fornari, Simone Montedoro e Laura Ruocco, insieme con Roberto Mantovani e Noemi Sferlazza, per la regia di Augusto Fornari. Diversissimi per carattere e inclinazioni, Giacinto, Oreste, Alex e Fanny si ritrovano a decidere le sorti della casa della loro infanzia, vuota e inutilizzata da tempo: un’offerta particolarmente vantaggiosa, che Alex, in difficoltà economiche, coglierebbe al volo, non suscita negli altri uguale entusiasmo. La riunione anzi diventa l’occasione per confrontarsi con il passato, con «rancori, incomprensioni e cose mai dette», in un credibile “ritratto di famiglia” tra rivelazioni e colpi di scena fino alla decisione finale.

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Sguardi sul Medioevo d’Europa – giovedì 13 febbraio alle 21 – con la sensualità e la forza evocativa dei “Carmina Burana” del Ballet du Grand Théâtre de Genève, con le coreografie di Claude Brumachon sulle note della celebre Cantata di Carl Orff. Un’ammaliante partitura per corpi in movimento tra l’energia esplosiva del gesto e il ritmo incalzante e le suggestioni della musica per l’affresco di un’umanità «sull’orlo del precipizio», per la creazione originale ispirata alla materia incandescente e poetica, con la cifra del coreografo francese, uno stile che «parte dal corpo, per il corpo con il corpo» con una ricerca sulle varie forme e linguaggi della danza come “arte vivente”. «Sono le immagini di un maremoto, di un dramma umano ispirato da un testo eminentemente politico, che, pur scritto nel Medioevo e malgrado la nostra lacunosa memoria, fa ancora parlare di sé nel XXI secolo. Un ipotetico Inferno di Dante… Si possono ritrovare Bosch, Dürer e Bacon: Giardino delle Delizie o Inferno dei piaceri» afferma il coreografo, sul coro di “anime erranti”. E rivela: «Io cerco “qualcosa di non finito che porta al finito”. La linea e il caos».

Alessandro Gassmann mette in scena “Fronte del Porto” di Budd Schulberg – martedì 25 febbraio alle 21 – nell’inedita versione partenopea firmata da Enrico Ianniello, con Daniele Russo nel ruolo del protagonista (interpretato sul grande schermo da un formidabile Marlon Brando nel film di Elia Kazan) accanto a Emanuele Maria Basso, Antimo Casertano, Antonio D’Avino, Sergio Del Prete, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Pierluigi Tortora, Bruno Tràmice (produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Catania). Un dramma moderno ambientato nella Napoli degli anni ottanta, quando già la camorra iniziava ad imporsi tra le banchine: «Credo che in questo momento in questo paese non ci sia storia più urgente da raccontare di “Fronte del Porto”» – sottolinea il regista. «Una comunità di onesti lavoratori sottopagati e vessati dalla malavita organizzata, trova attraverso il coraggio di un uomo la forza di rialzare la testa e fare un passo verso la legalità, la giustizia, la libertà». Focus sulla città, le voci e i suoni, i rumori, e i profumi: «Cerco sempre di ricostruire mondi credibili nei miei spettacoli» afferma Gassmann – «nella convinzione che ora come non mai il teatro debba essere arte popolare».
Viaggio nella cultura e nella musica del Novecento – giovedì 5 marzo alle 21 – in compagnia della giornalista e conduttrice Paola Maugeri, volto di MTV, protagonista di “Rock & Resilienza” da un’idea di Fabrizio De Giuseppe, per la regia di Emilio Russo (produzione TieffeTeatro-Milano). Tra parole e musica, lo spettacolo ripercorre «gli incontri, gli innesti di una vita fuori dal comune, ma afferrata sempre a mani piene» – spiega il regista – «una vita colma di passione e coraggio, qualità necessarie per alimentare quella capacità di trasformazione e di adattamento alle sfide di questa modernità liquida – la resilienza appunto». Nel tempo sospeso dei ricordi o dei sogni, riaffiorano i volti, le canzoni, le interviste di un’intensa carriera in giro per il mondo, a contatto con le grandi stars internazionali che spesso si rivelano persone normali, magari fragili, che cercano nella musica la forza per ottenere risultati straordinari, sfidando i propri limiti. «“La vita è l’arte dell’incontro” amava ricordare Vinicius De Moraes e se, a ben guardare, nulla succede per caso, tutti gli incontri nella nostra vita hanno un senso e uno scopo» dice Paola Maugeri, che si racconta in un emozionante diario “in musica”.

Un capolavoro del ventesimo secolo sulla fine del sogno americano – martedì 17 marzo alle 21 – con “Un tram che si chiama Desiderio” di Tennessee Williams nella traduzione di Masolino D’Amico con Mariangela D’Abbraccio e Daniele Pecci, inseme con Angela Ciaburri, Stefano Scandaletti, Gabriele Anagni, Erika Puddu, Massimo Odierna per la regia di Pier Luigi Pizzi (sua anche la scenografia), con musiche di Matteo D’Amico e un artigiano della luce come Luigi Ascione (produzione Gitiesse – Artisti Riuniti diretta da Geppy Gleijeses). Una pièce intrigante sugli abissi del cuore, tra passioni devastanti e conflitti sociali, nel confronto tra l’aristocratica Blanche e e il “rozzo” Stanley, marito di sua sorella Stella: due visioni opposte e inconciliabili, che provocano scintille in un crescendo drammatico, culminante nella violenza e nella follia. Un’opera di straordinaria modernità che affronta temi complessi e delicati – dall’omosessualità al ruolo delle donne nella società, dalla morale puritana e il terrore degli scandali, agli abusi fisici e psicologici in seno alla famiglia – che esplodono nel conflitto tra i protagonisti, fino all’amaro e tragico finale.

Un’inedita versione dei una celebre favola sulle punte – venerdì 20 marzo alle 21 – con la “Cenerentola” di Jiři Bubenicek, che firma coreografia, regia e drammaturgia dell’avvincente spettacolo del Nuovo Balletto di Toscana in coproduzione con il Maggio Musicale Fiorentino. Un moderno Balletto ispirato alla novella dei Fratelli Grimm, con la musica di Sergej Prokof’ev, sulla storia della coraggiosa fanciulla dal temperamento forte e gentile, decisa a seguire gli insegnamenti materni, in un evocativo racconto per quadri denso di metafore e simboli. Una elegante partitura che riprende la trama, con la matrigna e le sorellastre, e perfino il bel principe, l’uomo del destino, che la protagonista ignara incontrerà in occasione del gran ballo cui si è recata con la sola idea di divertirsi. «Ciò che volli esprimere sopra tutto il resto nella mia musica di “Cenerentola” fu l’amore poetico tra lei ed il principe, la nascita ed il fiorire del sentimento, gli ostacoli sul suo cammino e alla fine la realizzazione del sogno» scriveva Prokof’ev, e dopo Zakharov, Ashton, Nureev, Jiři Bubenicek si cimenta con l’archetipo della fanciulla povera e d’animo sensibile che incontra l’amore e la felicità.

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Inquietanti presenze e misteri irrisolti – sabato 4 aprile alle 21 – con “Giro di Vite” di Henry James nella mise en scène di Giancarlo Marinelli, con Romina Mondello e Fabio Sartor accanto a Cristina Chinaglia e Giulia Pelliciari: una storia gotica tra apparizioni di fantasmi, gli «angeli custodi delle nostre tenebre individuali» come scrive il regista, e la fine dell’innocenza (Ghione Produzioni). Una giovane istitutrice accetta l’incarico di occuparsi di due fratellini, Miles e Flora, orfani dei genitori, in una splendida dimora isolata dal mondo: i due bambini, educati e ubbidienti, fanno sulla donna una favorevole impressione ma ben presto nella casa cominciano a manifestarsi strani fenomeni. Le apparizioni dei fantasmi di due amanti, l’antica istitutrice e il giardiniere, morti in strane circostanze, sconcertano e atterriscono la giovane, determinata a proteggere i piccoli dall’influenza nefasta di quelle creature soprannaturali. Sul filo della suspense, tra inattese scoperte e nuovi dubbi, l’eroina cercherà di svolgere al meglio il suo compito, in una pièce dove realtà e sogno si confondono, e diventa difficile – per i personaggi e per gli spettatori – distinguere tra verità e immaginazione.

Focus sulle artiste che hanno rivoluzionato la cultura del Novecento – venerdì 17 aprile alle 21 – con “My Ladies Rock” del coreografo Jean-Claude Gallotta, con testo e drammaturgia di Claude-Henri Buffard e una colonna sonora affidata alle voci di Wanda Jackson, Brenda Lee, Marianne Faithfull, Siouxsie and the Banshees, Aretha Franklin, Nico, Lizzy Mercier Descloux, Laurie Anderson, Janis Joplin, Joan Baez, Nina Hagen, Betty Davis, Patti Smith, Tina Turner. L’artista, pioniere della “nouvelle danse” francese, rende omaggio alle protagoniste della scena musicale che hanno saputo affermarsi grazie al loro talento e alla volontà di essere se stesse fino in fondo, senza lasciarsi intimidire dal successo e dalle luci della ribalta, a costo di destare scandalo con i loro comportamenti e con il loro stile di vita. Omaggio alle signore del rock, che hanno cambiato la storia, imponendosi in un mondo tradizionalmente maschilista, con lo spettacolo della Compagnie Jean-Claude Gallotta: artiste indimenticabili, hanno lasciato un segno indelebile, trasformando le loro canzoni e le loro ballads, poetiche e graffianti, in un inno alla libertà.

La Stagione de La Grande Prosa e Danza di Sassari si chiude in bellezza – lunedì 27 aprile alle 21 – con “Il costruttore Solness” da Henrik Ibsen, uno spettacolo di Alessandro Serra con Umberto Orsini nella parte del protagonista, un imprenditore di successo tra cupi rimorsi e il desiderio di un’ultima avventura, accanto a Lucia Lavia, Renata Palminiello, Pietro Micci, Chiara Degani, Salvo Drago e con Flavio Bonacci nel ruolo di Knut Brovik (produzione Compagnia Orsini / Teatro Stabile dell’Umbria). «Solness è un grande costruttore che edifica la propria fortuna sulle ceneri della casa di famiglia della moglie derubandola di ogni possibile felicità futura» – scrive nelle note Alessandro Serra (già regista del fortunato “Macbettu” e vincitore del Premio Hystrio 2019). «La giovane Hilde non si preoccupa di bussare, decide di fare irruzione con una energia sottile e implacabile. È tornata per rivendicare il suo regno di Principessa. Quel castello in aria che il grande costruttore le promise dieci anni prima». Un incontro fatale, preludio a una catastrofe annunciata e perfettamente orchestrata dal drammaturgo norvegese, quasi l’attesa nemesi e la giusta conclusione di un destino, come sottolinea il regista: «Solness si nutre della vita delle donne che lo circondano ma quest’ultima gli sarà fatale e lo accompagnerà, amandolo, fino al bordo del precipizio».

La Stagione 2019/20 de La Grande Prosa e Danza al Teatro Comunale di Sassari è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna, con il patrocinio e il sostegno del MiBACT/ Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e dell’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Sassari, con il prezioso contributo della Fondazione di Sardegna e il supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio per e dalla Sardegna.

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