Giovani, in Italia sono oltre 50mila i cosiddetti Hikikomori.

Secondo il Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, sono circa 50mila i giovani vittime del cosiddetto ‘isolamento volontario’, ovvero il fenomeno meglio conosciuto come “Hikikomori”, termine giapponese che in italiano si può tradurre come “ritirati sociali” e che indica la tendenza, nei giovani o giovanissimi, di smettere di uscire di casa, di frequentare scuola e amici, per chiudersi nelle proprie stanze e limitare al minimo i rapporti con l’esterno.

Lo studio, realizzato in collaborazione con il Gruppo Abele in collaborazione con l’Università della Strada, ha preso le mosse dallo studio ESPAD Italia (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, condotto annualmente dal Cnr-Ifc rispetto al consumo di sostanze psicoattive), coinvolgendo un campione di oltre 12.000 studenti rappresentativo della popolazione studentesca italiana fra i 15 e i 19 anni.

LEGGI ANCHE:  Covid, 'stampa colonialista' e difesa dell'immagine dell'Isola: La lettera del presidente di Fipe Confcommercio Sud Sardegna Emanuele Frongia.

“I ragazzi – afferma Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr – sono stati intervistati attraverso un apposito set di domande volte a intercettare sia i comportamenti che le loro cause percepite. Il 2,1% del campione attribuisce a sé stesso la definizione di Hikikomori e, proiettando il dato sulla popolazione studentesca 15-19enne a livello nazionale, si può stimare che circa 54.000 studenti italiani di scuola superiore si identifichino in una situazione di ritiro sociale. Questo dato appare confermato dalle risposte sui periodi di ritiro effettivo: il 18,7% degli intervistati afferma, infatti, di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l’8,2% non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre: in quest’area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi). Le proiezioni ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44.000 ragazzi a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6% (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo”. L’età che si rivela maggiormente a rischio per la scelta di ritiro è quella che va dai 15 ai 17 anni, con un’incubazione delle cause del comportamento di auto-reclusione già nel periodo della scuola media”.

LEGGI ANCHE:  Minori stranieri non accompagnati, Agia: "Servono nuovi tutori".

I maschi sono la maggioranza fra i ritirati effettivi, ma le femmine si attribuiscono più facilmente la definizione di Hikikomori. Fra le cause dell’isolamento, assume un peso determinante il senso di inadeguatezza rispetto ai compagni: “L’aver subito episodi di bullismo, contrariamente a quanto si possa ritenere, non è fra le ragioni più frequenti della scelta. Mentre si evince una fatica diffusa nei rapporti coi coetanei, caratterizzati da frustrazione e auto svalutazione”, ha concluso Sonia Cerrai del Cnr.

Foto di Marco Wolff da Pixabay