Fruibilità delle politiche europee e discriminazione linguistica nell’UE.

La distanza tra cittadini e istituzioni europee rappresenta da sempre una criticità capace di minare la coesione europea. Una problematica indubbiamente acuita dall’assenza di un’ottimale traduzione degli atti europei in tutte le lingue europee a favore del cosiddetto ‘Trilinguismo anglo-franco-tedesco’, come ricordato in una recente interrogazione degli eurodeputati Carlo Fidanza, Raffaele Fitto, Sergio Berlato, Pietro Fiocchi, Nicola Procaccini e Raffaele Stancanelli.

“Recentemente la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica per la modifica del regolamento (UE) 987/2012 sulle preferenze generalizzate, che scadrà nel dicembre del 2023. Lo strumento della consultazione pubblica consente ai cittadini europei e alle parti interessate di partecipare direttamente all’elaborazione delle politiche dell’UE. Ma per rafforzare la qualità, l’efficacia e la trasparenza è necessario che tale strumento sia fruibile, da parte di tutti coloro che vorrebbero dare il loro contributo, possibilmente nella loro lingua materna. Eppure, accade ancora che uno dei principi fondamentali dell’UE, quello del multilinguismo, venga costantemente disatteso, legittimando di fatto il trilinguismo (EN, FR, DE). Tale cartello linguistico solleva non solo problematiche di natura identitaria e culturale, ma anche aspetti importanti per il sistema economico-produttivo, di cui espressione fondamentale sono le piccole-medie aziende”.

LEGGI ANCHE:  Scoprire il valore della ruralità attraverso l'educazione non formale

“Tale discriminazione – si legge nel testo dell’interrogazione – non riguarda solo la consultazione succitata, ma tutta una serie di atti che avranno un grande impatto sulle politiche dell’Unione. Alla luce di quanto precede, si chiede in che modo la Commissione intenda ovviare all’aggravarsi della situazione di sfiducia dei cittadini europei nei confronti delle istituzioni comunitarie e come intenda assumersi l’impegno di difendere il multilinguismo in Europa, soprattutto nei confronti di alcuni paesi, come l’Italia, che sono tra i fondatori dell’Unione europea”.

Negli ultimi giorni è arrivata la risposta del Risposta del Vicepresidente della Commissione europea, Maroš Šefčovič: “La Commissione rispetta e promuove la diversità linguistica in quanto parte del patrimonio culturale europeo – come riportato nell’articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea e nell’articolo 22 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – “.

LEGGI ANCHE:  Balcani occidentali: altri 680 milioni di euro dalla Commissione Ue.

“La partecipazione pubblica alla definizione delle politiche è una priorità fondamentale per la Commissione, che continua a migliorare le sue attività di consultazione promuovendo le possibilità offerte ai cittadini e ai portatori di interessi di contribuire alla definizione delle politiche attraverso il sito web ‘Di’ la tua’. Su tale sito – ha proseguito il Vicepresidente – la Commissione mette a disposizione informazioni in quante più lingue ufficiali dell’UE possibili. I titoli e le sintesi di tutte le nuove iniziative, nonché il pubblico destinatario e gli obiettivi di ciascuna consultazione pubblica, sono pubblicati in tutte le lingue ufficiali dell’UE. I rispondenti possono sempre inviare le loro reazioni e contributi in una qualsiasi delle lingue ufficiali dell’UE, anche se la consultazione pubblica non è tradotta in tutte le lingue”.

LEGGI ANCHE:  Porto Social Summit, David Sassoli: "Basta con le diseguaglianze".

“Al fine di utilizzare al meglio le limitate risorse, la Commissione si prefigge di garantire che le consultazioni pubbliche relative alle iniziative prioritarie del programma di lavoro della Commissione siano tradotte in tutte le lingue ufficiali dell’UE e che tutte le altre consultazioni pubbliche, come quella cui fanno riferimento gli onorevoli deputati, siano disponibili almeno in francese, inglese e tedesco. La Commissione è costantemente impegnata a tradurre le consultazioni pubbliche nel maggior numero possibile di lingue UE al fine di raggiungere un vasto pubblico, tenendo sempre presente le risorse dedicate a questo compito. Di conseguenza, nel 2018 oltre il 70 % delle nostre consultazioni pubbliche è stato tradotto in tutte le lingue ufficiali”.

foto Raffaele Stancanelli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.