Esodo istriano, le iniziative contro negazionismi e riduzionismi.

“Non si può dar spazio a vergognosi negazionismi o riduzionismi. Compito della scuola è riportare nei libri di testo le pagine strappate dalla storia. Nessuno vuole rivalse, ma semplicemente accendere fari su una parte di storia che per troppo tempo è stata cancellata. Non è accettabile che i discendenti degli esuli e delle vittime delle foibe si sentano
ancora figli di un Dio minore”.

Queste le parole dell’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, Fabio Scoccimarro, che oggi ha preso parte alle cerimonie per il Giorno del Ricordo a Duino e a Rabuiese.

L’assessore ha prima presenziato alla deposizione di una corona d’alloro al cippo che ricorda gli esuli al Villaggio del
Pescatore. Qui Scoccimarro ha ricordato “le difficoltà con cui gli esuli furono accolti e la volontà non scontata di costruire
il borgo di San Mauro e il Villaggio del Pescatore, esempi di comunità che tuttora arricchiscono il nostro golfo”.

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L’iniziativa, proseguita con una camminata al borgo di San Mauro, la presentazione del volume storico dedicato a Geppino Micheletti – il medico eroe della strage di Vergarolla – e con la mostra fotografica “Istria ricordi”.

Successivamente l’assessore si è recato a Rabuiese per la cerimonia al monumento in memoria dell’esodo degli italiani
dall’Istria, Fiume e Dalmazia.

“A 20 anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo siamo ancora qui a rimarcare che serve salvaguardare la memoria di quanto accadde – ha detto Scoccimarro -. Purtroppo ci siano ancora importanti amministrazioni pubbliche che chiedono, magari sottovoce, di cambiare il nome di un’opera per non offendere qualche sensibilità, come è accaduto nel Comune di Milano con il titolo di una composizione musicale di pregio. Tutto ciò è assurdo e la dignità delle vittime e degli esuli fiumani, istriani e dalmati deve essere pari a quella di tutti gli altri”.

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Scoccimarro ha quindi espresso un plauso all’iniziativa del governo sloveno di attivare una commissione di inchiesta “che ha consentito di scoprire centinaia di fosse comuni di genti slave e croate uccise perché si erano opposte al regime comunista di Tito”.