Centrali eoliche offshore, GrIG: “No alle concessioni demaniali”.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha presentato un atto di opposizione al rilascio della concessione demaniale marittima richiesta dalla Tibula Energia s.r.l. per la realizzazione di una centrale eolica offshore flottante nel mare della Gallura, prospiciente i litorali di Olbia, Loiri Porto San Paolo, San Teodoro, Budoni, Posada e Siniscola.

Un’area, ricorda l’associazione, di circa “3.182.499,34 metri quadrati di mare (di cui 185.172,37 entro il limite delle acque territoriali e 2.997.326,97 oltre tale limite) per 65 aerogeneratori eolici, della potenza di 15 MW ciascuno (975 MW complessivi), composti da turbina, torre e fondazione galleggiante e relativi sistemi di ancoraggio, cavidotti vari, cabine elettriche di trasformazione e opere di servizio”.

Aziende – oltre la Tibula Energia s.r.l., la Falck Renewables s.p.a. e la Blue Float Energy – interessate anche a due altre centrali eoliche offshore nei mari della Sardegna meridionale.

Nei prossimi mesi, il 24 e 25 agosto, la Capitaneria di Porto di Cagliari – Sez. Demanio convocherà altre due conferenze di servizi per il rilascio delle concessioni demaniali marittima per la realizzazione di altrettante centrali eoliche offshore flottante nel mare della Sardegna meridionale, ricordano dal GrIG: “Le richieste provengono ambedue dalla Seawind Italia s.r.l., con sede a Portoscuso, e riguardano la realizzazione di 48 aerogeneratori in due centrali eoliche offshore, la Del Toro 2 a 21 miglia marine a sud ovest dell’Isola di S. Pietro e la Del Toro 1 a 6 miglia marine al largo dell’Isola di S. Antioco.

Nello specifico, proseguono, viene chiesta la concessione demaniale marittima per “m² 200 di zona demaniale per la realizzazione di 1 cavidotto interrato, che si estende sino all’uscita dell’area demaniale fino ad allacciarsi all’esistente  stazione elettrica Terna 220 kv Portoscuso; m²  1.262.904 di specchio acqueo (SP) nel mare territoriale per il posizionamento di un cavidotto sottomarino, dalla zona demaniale di Portoscuso sino all’impianto (m² 89.772), per i cavi interni all’impianto di collegamento tra gli aerogeneratori (m² 210.860) e per l’installazione di n. 24 aerogeneratori con fondazione floating (m² 962.272)” (centrale Del Toro 1); m²  83.318 di specchio acqueo (SP) nel mare territoriale per il posizionamento di un cavidotto sottomarino interrato, dalla zona demaniale di Portoscuso sino al limite delle acque territoriali a sud ovest della Sardegna; m² 1.367.839 di specchio acqueo (SP) oltre il confine del mare territoriale: per la prosecuzione  del  cavidotto  marino  (m²  116.883),  per  i  cavidotti  interni  di collegamento tra gli aerogeneratori (m² 288.684) e per l’installazione di n. 24 aerogeneratori con fondazione floating (m² 962.272)” (centrale Del Toro 2)”.

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Finora gli unici atti di opposizione contro le centrali eoliche offshore sono pervenuti da Italia Nostra e del Gruppo d’Intervento Giuridico, che ha coinvolto anche il Ministero della Transizione Ecologica, la Regione autonoma della Sardegna e i Comuni rivieraschi (Carloforte, Portoscuso, S. Antioco).

Dai successivi accertamenti svolti dalla Capitaneria di Porto, spiegano dal GrIG, sono emerse varie criticità: “la zona di posizionamento del parco eolico, a circa 4,5 mg nautiche a sud di Sant’Antioco, non parrebbe essere attraversata da rotte obbligate, pur essendo interessata da un notevole flusso di navi da pesca e navi mercantili dirette nel sorgitore di Cagliari e nei terminali petroliferi di Sarroch nonché in transito nel Mar Mediterraneo”. Ancora risulterebbero difficoltà “connesse  alle  limitazioni  alle  attività  di  pesca  e  all’ancoraggio  che l’impianto, per la parte ricadente nel mare territoriale, potrebbe arrecare, in virtù della disposizione contenuta nell’art. 152 del D.Lgs. 259/2003” e vista anche la presenza di “un’area  di  interdizione  temporanea  per  lo  svolgimento  delle  attività  militari addestrative presso il poligono militare di Capo Teulada”.

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Nel maggio scorso, inoltre, la Capitaneria di Porto di Cagliari – Sez. Demanio ha convocato un’altra conferenza di servizi per il rilascio della concessione demaniale marittima per la realizzazione di una centrale eolica offshore flottante nel Golfo di Cagliari. Incontro che si terrà il prossimo 18 luglio 2022.

La richiesta – precisano dal GrIG – proviene dalla Repower Renewables.p.a., dell’elvetico Gruppo Repower, e riguarda un progetto di centrale eolica offshore al largo di Capo Teulada, con 33 aerogeneratori.

Dagli accertamenti svolti dalla Capitaneria di Porto è emerso che “per quanto riguarda il posizionamento del cavo sottomarino, recapitante, come detto, nel Comune di Sarroch, lo stesso attraversa un’area di ancoraggio (denominata ‘Echo’) attualmente destinata ed utilizzata dalle navi che approdano nei terminali petroliferi di Sarroch (ordinanza Capitaneria di Porto Cagliari nr. 09/2021 del 28/01/2021). Inoltre, lo specchio acqueo richiesto dista circa 9 miglia nautiche dal limite esterno di un’area di interdizione temporanea per lo svolgimento delle attività militari addestrative presso il poligono militare di Capo Teulada. Con riferimento all’Ufficio Circondariale Marittimo di Sant’Antioco, lo stesso ha evidenziato criticità legate all’eventuale restrizione alle attività di pesca derivanti dal posizionamento dell’impianto, in virtù della disposizione contenuta nell’art. 152 del D.Lgs. 259/2003”.

Inoltre, “con riferimento al traffico navale, dall’analisi dei dati, sono emersi flussi di traffico di unità navali che, pur non attraversando rotte obbligate, interessano comunque lo specchio acqueo relativo all’istanza in argomento, ubicato a circa 20 miglia a sud della Sardegna”.

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Complessivamente sono stati predisposti e depositati presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Cagliari ben sei progetti di centrali eoliche offshore nei mari della Sardegna meridionale, con 174 aerogeneratori in progetto. Un altro progetto è stato depositato presso gli uffici della capitaneria di Porto di Olbia, con 65 aerogeneratori in progetto.

Numeri capaci di disegnare un vero e proprio Far West per l’organizzazione ambientalista: “Si tratta di una delle più rilevanti conseguenze della volontà ormai di fatto conclamata di voler destinare la Sardegna e i mari sardi al ruolo di piattaforma di produzione energetica. In ogni caso, per legge, i progetti di centrali eoliche off shore in argomento dovranno essere assoggettati a una procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) e ai rispettivi e vincolanti procedimenti di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), con considerazione degli impatti cumulativi (artt. 21 e ss. del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.). Tuttora nessuna procedura di V.A.S., nessun procedimento di V.I.A. è stato neppure avviato“.

“Oltre il sensibile impatto ambientale e agli impatti sulle attività turistiche e sulla navigazione commerciale, assolutamente tuttora non valutati, sarebbe oltremodo assurdo vincolare una così ampia estensione di aree demaniali, di mare territoriale e d’interesse nazionale per così lunghi termini temporali (30 e 40 anni) in assenza di qualsiasi autorizzazione per la realizzazione e la gestione della progettata centrale eolica off shore, in violazione dell’obbligo di congrua motivazione vigente per qualsiasi atto amministrativo (art. 3 della legge n. 241/1990 e s.m.i.)“, concludono dal GrIG.

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