Stato di diritto: procedura d’infrazione contro la Polonia.

La Commissione europea ha avviato una nuova procedura d’infrazione  questa volta alla Polonia per violazione del diritto dell’UE. Decisione, spiegano dall’Esecutivo von der Leyen, che segue l’esito della valutazione della nuova legge polacca sul Comitato di Stato per l’esame dell’influenza russa sulla sicurezza interna della Polonia tra il 2007 e il 2022, in vigore dal 31 maggio 2023.

Il 26 maggio scorso, il Sejm, la camera bassa del legislatore nazionale della Polonia, aveva infatti adottato la legge, istitutiva di un apposito comitato statale, nell’ambito della pubblica amministrazione, incaricato di condurre indagini per determinare se alti funzionari pubblici abbiano agito nel periodo 2007-2022 sotto l’influenza russa a scapito dell’interesse pubblico.

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Legge ritenuta lesiva del principio di democrazia (artt. 2 e 10 TUE), dei principi di legalità e irretroattività delle sanzioni (art. 49 Carta), dei principi generali di certezza del diritto, dei diritti di tutela giurisdizionale effettiva (art. 47 Carta), la tutela del segreto professionale (art. 7 Carta) e, infine, dei requisiti del diritto dell’UE in materia di protezione dei dati (GDPR e articolo 8 Carta).

Più concretamente, la Commissione ritiene che la nuova legge cozzi indebitamente con il processo democratico. Le attività del comitato, ad esempio indagini e udienze pubbliche, rischiano di creare gravi danni reputazionali ai candidati alle elezioni e, rilevando che una persona ha agito sotto l’influenza russa, potrebbero limitare l’effettività dei diritti politici delle persone elette nelle elezioni democratiche.

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La nuova legge fornisce una definizione molto ampia e non specificata di “influenza russa” e “attività”. Il Comitato potrebbe quindi imporre sanzioni capaci di inibire al pubblico ufficiale l’esercizio di funzioni relative all’impiego di fondi pubblici per un periodo fino a 10 anni.

Le decisioni del Comitato, ancora, sono soggette al solo sindacato del giudice amministrativo che si limita all’esigenza del rispetto della legge e non può controllare la correttezza della valutazione dei fatti e della ponderazione delle prove effettuate dal Comitato.

Infine, per quanto riguarda il trattamento dei dati personali, la nuova normativa non prevede un’adeguata base giuridica del trattamento né le necessarie tutele per i dati sensibili. È incompatibile con le norme dell’UE sulla protezione dei dati.

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La Polonia ora dispone di 21 giorni per rispondere alla lettera di costituzione in mora. 

foto Kalinka261015 CC-BY-SA-3.0-PL