Solinas a Confindustria: “Rilancio”. Ma quali iniziative per la gioventù sarda?

Il Presidente della Regione, Christian Solinas, è intervenuto oggi all’assemblea di Confindustria tenutasi all’aeroporto di Elmas. Un incontro decisamente critico per il Governatore alla luce dei dati condivisi dall’associazione di categoria circa lo stato di salute della Sardegna, sotto l’aspetto economico e sociale. Numeri sempre più catastrofici con particolare riferimento all’inclusione dei/delle giovani sardi/e e all’invecchiamento nell’Isola.

“La pandemia – ha detto il Presidente Solinas – ha costretto a rivedere l’agenda politica dei Governi di tutto il mondo, e ha determinato effetti sul sistema economico assolutamente senza precedenti. Pur nelle difficoltà, l’azione della Giunta regionale anche nella fase più difficile ha realizzato e messo in campo, come la Banca d’Italia e la Corte dei Conti hanno attestato, misure efficaci che stanno dando un risultato positivo”. Difficile essere d’accordo riflettendo sul tenore della produzione legislativa dell’attuale maggioranza verso i temi più spinosi in termini di coesione sociale, primo fra tutti il sostegno al processo di transizione dei giovani dallo studio al lavoro e allo sviluppo delle competenze trasversali. Aspetti critici, come spesso rilevato dal mondo delle imprese, particolarmente cogenti in un mondo sempre più veloce, dinamico e interconnesso.

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“La Regione Sardegna – prosegue Solinas – è quella che durante la pandemia ha investito maggiori risorse proprie rispetto a tutte le altre Regioni italiane per fronteggiare gli effetti della crisi, e offerto strumenti, anche e soprattutto al mondo delle imprese, che hanno garantito sostegno e resistenza”. E già! Come non ricordare la buona pratica del fondo R(E)SISTO e dei ritardi nell’erogazione dei ristori…

“Infine – ha aggiunto il Presidente Solinas, non possiamo più ignorare la questione delle zone interne, che riguarda tutti. Certamente in primo luogo coloro che vivono in territori ormai quasi del tutto privi dei servizi essenziali, dai quali la presenza dello Stato si sta inesorabilmente allontanando, ma anche il resto della cittadinanza ne è coinvolta. Nella Finanziaria di quest’anno abbiamo deciso una misura immediata che desse un’iniezione di liquidità sulle zone interne in chiave di lotta allo spopolamento. Offrire a chi non ha prospettiva la possibilità di restare nel proprio paese è il primo tassello perché non chiuda la bottega, il bar, la scuola, non chiudano gli altri servizi. Abbiamo quindi ritenuto indispensabile accompagnare le famiglie alla natalità, riconoscendo per ogni nascituro un sostegno di 600 euro ogni mese, per i primi 5 anni di vita, per consentire di programmare un futuro dei nostri bambini. Nella finanziaria è prevista anche la possibilità di un contributo per chi apre un’attività in queste stesse zone, per chi decide di ristrutturare casa nei centri storici dei piccoli Comuni sotto i 3.000 abitanti, e quindi di ricreare economia”.

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Somme tutt’altro che stimolanti per un giovane aspirante imprenditore residente in un’area rurale della Sardegna. Quale tipo di progetto vincente potrà mai venire dalle zone interne, alle prese con una cronica carenza di infrastrutture, gap di educazione imprenditoriale e – aspetto decisamente rilevante – dove grava l’assenza di risorse proprie tra giovani? Davvero la Giunta regionale crede che con un mini contributo – da capire ancora il relativo tasso di accessibilità – si possano creare imprese in territori dove non esistono neanche gli sportelli bancari?

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