Regioni d’Italia, Ispra: “30% di territorio di alto valore naturale, 3,3% a rischio degrado”.

Ad oggi – secondo alcuni dati emersi durante la presentazione del progetto “Carta della Natura per conoscere, proteggere e pianificare“-, si è completata la realizzazione della Carta della Natura in 15 regioni italiane, pari al 71% del territorio nazionale, permettendo di classificare e mappare in Italia 37 Tipi di Paesaggio e di selezionare 290 tipi di habitat terrestri, evidenziando, nelle regioni mappate, una percentuale significativa (30%) di territorio ad elevato pregio naturale e un 3,3% a rischio di degrado.

La Carta della Natura, spiegano dall’ISPRA, è un progetto nazionale con l’obiettivo di realizzare prodotti cartografici che mostrano la distribuzione di ecosistemi e habitat terrestri italiani, mettendo in evidenza le aree di pregio naturale e quelle a rischio di degrado. Carta della Natura è quindi uno strumento tecnico essenziale per la conoscenza e la gestione del territorio, per guidare le azioni di salvaguardia ambientale e per permettere una corretta pianificazione territoriale degli interventi previsti dal PNRR.

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“I dati di Carta della Natura sono accessibili facilmente e gratuitamente a tutti i cittadini, le amministrazioni e anche i soggetti privati. Negli ultimi tre anni – si legge nella nota dell’Istituto – sono state evase 2991 richieste pervenute da amministrazioni pubbliche e aziende private e i dati richiesti sono stati utilizzati per attività di studio e ricerca, Valutazioni di Impatto Ambientale, pianificazione e reporting ambientale e per finalità di studio e ricerca”.

Il mosaico ambientale nelle 15 regioni ha evidenziato una prevalenza degli ambienti antropici: urbani, industriali e agricoli, con il 54,5% del territorio mappato; una porzione rilevante di ambienti boschivi e forestali su una superficie del 26% e solo lo 0,2% interessato da ambienti naturali umidi e torbiere; una superficie esigua che dà ragione della loro rarità e frammentarietà e dunque del loro estremo interesse dal punto di vista conservazionistico.

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foto Pierluigi Dessi/Fondo Ambiente Italiano