Mobilità elettrica. Quanto costerà ai cittadini europei?

Dopo l’approvazione del Parlamento europeo dell’accordo provvisorio sulla modifica del regolamento (UE) 2019/631 (2021/0197(COD)), lo scorso 3 marzo la Presidenza di turno dell’UE ha comunicato che il Co.Re.Per. ha rinviato la votazione su tale accordo.

I governi di diversi Stati membri, tra cui Italia e Germania, infatti, hanno evidenziato diverse perplessità nei confronti degli obblighi derivanti dall’approvazione del testo di legge, in particolare per la scelta di indirizzare la transizione verso la sola mobilità elettrica, con il conseguente divieto, a partire dal 2035, di immatricolazione di veicoli nuovi dotati di motore endotermico.

Accanto alle conseguenze legate al mercato delle auto elettriche, mediamente molto più costose di quelle con motore a scoppio, e dei costi che dovranno essere sostenuti dai cittadini per acquistarle, ad oggi non è chiaro quale dovrebbe essere il fabbisogno minimo necessario per alimentare le autovetture elettriche garantendo agli automobilisti di potersi muovere lungo qualsiasi percorso in tempi e costi ragionevoli.

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Osservazioni puntuali sulle quali l’eurodeputata del gruppo ID, Susanna Ceccardi, ha chiesto l’intervento della Commissione europea, alla quale è stato chiesto se sia stato calcolato il fabbisogno complessivo in Europa di energia necessario per le stazioni di rifornimento che dovranno garantire la mobilità elettrica del futuro e, ancora, se siano stati valutati tempi e costi necessari per permettere la realizzazione di queste colonnine di distribuzione di energia elettrica.

Sul tema ieri è intervenuta la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, secondo la quale i veicoli elettrici rappresenteranno meno del 3 % del consumo totale di energia elettrica nell’UE entro il 2030 e circa l’11 % entro il 2040. “Si prevede un investimento annuo nelle infrastrutture di ricarica pubbliche e private di circa 6 miliardi di euro tra il 2021 e il 2040. REPowerEU e gli altri strumenti esistenti che coordinano la sicurezza dell’approvvigionamento a livello dell’UE contribuiranno ancora a garantire che siano raggiunti i livelli necessari, in particolare attraverso l’affrancamento dalle importazioni dei combustibili fossili russi”. Ultimo aspetto, quest’ultimo, che non può che far nascere qualche dubbio circa la buona riuscita del processo. Come saranno stravolti i piani dell’UE nel caso di una ritrovata sintonia con il Regime di Vladimir Putin?

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Non è dato saperlo ma, ha ricordato la Simson, la Commissione ha accolto l’accordo sulla direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili nell’UE, che, va ricordato, porta l’obiettivo vincolante dell’UE in materia di energie rinnovabili entro il 2030 dall’attuale 32 % ad almeno il 42,5 %, quasi raddoppiando la quota attuale di energia da fonti rinnovabili nell’UE”.

Proseguendo sulle infrastrutture la commissaria ha infine evidenziato l’adozione dell’accordo relativo al regolamento sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, in base al quale l’infrastruttura di ricarica dovrà crescere allo stesso ritmo della diffusione dei veicoli elettrici e per il quale le stazioni di ricarica elettrica dovranno essere ubicate a una distanza massima di 60 km l’una dall’altra lungo la rete stradale TEN-T. “Entro il 2030 – ha dichiarato l’esponente della Commissione von der Leyen – dovrebbero essere installate nell’UE almeno 3,5 milioni di stazioni di ricarica accessibili al pubblico. Per quanto riguarda l’infrastruttura di ricarica privata, la proposta di rifusione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, attualmente all’esame dei colegislatori, dovrebbe portare negli edifici non residenziali circa 7 milioni di punti di ricarica e 9 milioni di posti auto precablati entro il 2030 e 16 milioni di punti di ricarica e 74 milioni di posti auto precablati entro il 2050, mentre, negli edifici residenziali, i posti auto precablati dovrebbero essere 3,6 milioni entro il 2030 e circa 29 milioni entro il 2050”.

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