Lo svarione del ministro Valditara: “Ho usato termine inadeguato”.

Imparare l’umiltà di chiedere scusa ma, possibilmente, smettere di procedere con una comunicazione istituzionale impropria, eufemisticamente parlando. E’ quanto chiediamo al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, protagonista, forse per eccesso di foga, di un vero e proprio svarione istituzionale, come ricordato in occasione della dichiarazione “Evviva l’umiliazione perché fa crescere”, proferita in merito ai provvedimenti da adottare a danno di uno studente reo di aver preso a pugni una professoressa.

“Nel video del convegno di Direzione Nord a Milano ho utilizzato un termine che non spiega affatto il senso del mio ragionamento. Stavo intervenendo su un episodio oggettivamente intollerabile, quello di uno studente che ha preso a pugni una professoressa. Ho affermato che sospendere per un anno quel ragazzo non ha molto senso, molto meglio responsabilizzarlo facendogli svolgere lavori socialmente utili alla comunità scolastica. In questi casi, ero e rimango pienamente convinto che realizzare il proprio errore, imparare l’umiltà di chiedere scusa, affrontare il senso del limite e della responsabilità delle proprie azioni sia un passaggio denso di significato formativo e culturale. Ammettere i propri errori significa realizzare che la realtà è più grande del proprio Io. È un tema di cui talmente avverto l’urgenza, da persona prima che da ministro, che al momento mi ha fatto utilizzare un termine sicuramente inadeguato, cosa di cui mi dispiaccio io per primo. Riconfermo, invece, totalmente il senso del messaggio: alla società dell’arroganza occorre rispondere con la valorizzazione della cultura del rispetto e del limite e con la riscoperta del valore fondamentale dell’umiltà”.

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Ministro Valditara, onde evitare ulteriori uscite infelici, contare fino a 100 rimane sempre la migliore soluzione.

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