Legge ungherese anti-LGBTQI+: il Parlamento europeo chiede reazione UE.

Le nuove regole in Ungheria rappresentano una “chiara violazione dei valori, dei principi e del diritto dell’UE”. Questa la posizione del Parlamento europeo sulla recente legge ungherese anti-LGBTQI+, considerata dai membri dell’Eurocamera come un vero e proprio colpo allo Stato di diritto e al rispetto dei diritti umani. Un atto legislativo approvato lo scorso 15 giugno dal Parlamento ungherese votato quasi all’unanimità (157 voti a 1) a favore di alcune norme che, con il pretesto di combattere la pedofilia, limitano la libertà di parola e i diritti dei bambini, e vietano che i contenuti LGBTQI+ siano presenti nel materiale didattico scolastico o nei programmi televisivi per i minori di 18 anni. Norme in vigore dall’8 luglio 2021.

Proprio ieri, i membri del Parlamento europeo hanno formalizzato alla Commissione europea le proprie richieste d’intervento attraverso una risoluzione adottata con 459 voti favorevoli, 147 contrari e 58 astensioni. Numeri che dimostrano la fermezza degli eurodeputati sul tema della violazione dei valori dell’UE e della condizionalità dello Stato di diritto che prevede il taglio dei finanziamenti agli Stati membri UE promulgatori di leggi nazionali contrarie ai i diritti fondamentali sanciti dalla Carta, dai Trattati e dalla legislazione dell’UE relativa al mercato interno.

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Il Parlamento, nel corso della discussione della risoluzione, in particolare, ha sottolineato che non si tratta di un caso isolato, ma, bensì, di “un ulteriore esempio intenzionale e premeditato del graduale smantellamento dei diritti fondamentali in Ungheria, dove l’ostilità nei confronti delle persone LGBTQI+ e le campagne di disinformazione sono diventate strumenti di censura politica”. Violazioni, ricorda il testo della risoluzione, che rappresentano il tenore dell’agenda politica del Governo del Premier Viktor Orbàn, che sta portando allo smantellamento della democrazia e dello Stato di diritto, compresa la libertà dei media.

Viktor Orbàn, © Portuguese Presidency of the Council of the European Union 2021 – Gonçalo Delgado
Viktor Orbàn, © Portuguese Presidency of the Council of the European Union 2021 – Gonçalo Delgado

Esempi recenti di questo problema includono l’emendamento alla Costituzione del Paese per dichiarare che “la madre è donna e il padre è uomo”, e il divieto di fatto del riconoscimento legale del genere per le persone transgender e intersessuali. In questo contesto, i deputati affermano che la promozione della tolleranza, dell’accettazione e della diversità dovrebbero fungere da principi guida per garantire il rispetto degli interessi dei bambini.

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I deputati hanno perciò chiesto alla Commissione di avviare una procedura d’infrazione accelerata e di utilizzare, se necessario, tutti gli strumenti procedurali della Corte di giustizia, come misure provvisorie e sanzioni per inadempienza. Inoltre, chiedono ai Paesi UE di portare la questione alla Corte di giustizia UE in caso di inerzia della Commissione e di presentare un ricorso interstatale alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Il Consiglio e la Commissione sono invitati anche a sbloccare la direttiva antidiscriminazione e a dare seguito all’iniziativa del Parlamento sulla creazione di un meccanismo vincolante dell’UE sulla democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali. Allarmati dal fatto che la legislazione ungherese assomigli alla “cosiddetta legge russa del 2013 sulla propaganda LGBT”, i deputati chiedono alla Commissione di indagare ulteriormente sul finanziamento delle campagne anti LGBTQI+ nell’UE.

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Foto di Corinna Behrens da Pixabay