Job Day Sardegna, Ada Lai: “Bilancio positivo”. Ma quanti posti di lavoro sono stati creati?

“Oltre diciannovemila posti di lavoro a disposizione e dodicimila appuntamenti grazie ai quali i candidati in cerca di occupazione e le imprese hanno avuto l’opportunità di entrare in contatto”. Andando oltre l’incipit della nota sgrammaticata della comunicazione istituzionale dell’Assessorato al Lavoro, si è chiusa oggi l’edizione 2023 del Job Day Sardegna. Ma solo per poco! Parafrasando il grande pezzo “Estate” di Bruno Martino, l’iniziativa – dovendo citare l’assessora Ada Lai – proseguirà in autunno.

Guardando il bicchiere mezzo pieno, quindi, calerà il sipario (seppur per poco) sulla stanchevole passerella regionale dedicata al lavoro e, leggendo i fiumi di inchiostro spesi per l’iniziativa, compresi quelli riportati acriticamente dalla stampa locale, sempre più schiava del copy-paste (si potrebbe fare di più in termini di qualità con i contributi pubblici ricevuti), un dato non può non passare inosservato.

Si parla di successo, di bilanci, di “opportunità per i giovani” e di come il “Job Day” abbia aiutato a mettere a confronto domanda e offerta di lavoro. Ma allora perchè non sono disponibili i dati, o un rendiconto a posteriori, circa i posti realmente creati grazie al Job Day? Numeri, probabilmente, che sarebbero in grado di sostenere con maggiore solidità le argomentazioni dell’assessore regionale al Lavoro o del Direttore Generale dell’Aspal di turno, ormai puntuali da diversi anni a questa parte. Un leit motiv, però, decisamente stucchevole!

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Nel dubbio, potrebbero essere sfuggiti alla luce della “qualificata” comunicazione regionale, attendiamo di essere smentiti. Magari in qualche cassetto qualcuno/a riuscirà a reperire questi dati…

Ma tornando alle note autoreferenziali sul Job Day, risulta essere interessante anche la dichiarazione della DG dell’Aspal, Maika Aversano, per la quale ” i servizi per il lavoro offerti dai centri per l’impiego e le iniziative che la Regione Sardegna sta mettendo in campo” starebbero portando frutti in termini di crescita sociale ed economica del territorio. Dott.ssa, mi permetta una domanda, vive anche lei in Sardegna?

E’ stata, infine, secondo la narrazione contenuta nell’odierno comunicato stampa, “numerosa la partecipazione degli studenti delle scuole superiori”. Niente di nuovo, tutto in linea con il modus operandi riscontrato in tante altre iniziative regionali. Basta coinvolgere le scuole e centinaia, se non migliaia di giovani, si ritrovano ‘magicamente’ catapultati a vivere qualche ora di totale passività e subire le narrazioni dei “maestri dell’inclusione lavorativa” o il pippone dell’esponente politico di turno.

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Una ‘transumanza’, come è facile intuire, orchestrata per la necessità di fare numeri, senza i quali, probabilmente, gli incontri se li farebbero tra di loro all’Aspal e dintorni…

Andando oltre le considerazioni editoriali, speriamo di ricevere al più presto un report sui posti di lavoro realmente creati grazie al Job Day e, magari, corredato della correlazione tra posizioni lavorative e spendita di risorse regionali (finanziarie e umane ovviamente).

Richiesta per nulla scontata, dato che, guardando ai costi/benefici (non diciamolo alla acritica stampa regionale), sarebbe ora di capire l’utilità di questa inizativa. Per il Job Day 2022 e la conferenza sull’Emigrazione sono “partiti”, infatti, complessivamente, circa 1,5 milioni di euro.

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Interventi, entrambi, in linea di continuità con l’odierno Job Day e inseriti nel ciclo di eventi “Sardegna LavORA” approvato dalla Giunta Solinas per favorire, volendo usare le parole della precedente assessora regionale Alessandra Zedda, “il confronto in ambito regionale, nazionale e internazionale sulle tematiche del lavoro, della formazione professionale, della mobilità internazionale e dei flussi migratori dei sardi nel mondo” e ancora “formulare orientamenti e proposte utili alla strategia regionale per le politiche del lavoro”.

Bene! A distanza di un anno la Sardegna è forse una regione migliore dal punto di vista lavorativo? Sono migliorati i servizi per il lavoro? Ovviamente dell’autoreferenziale risposta dell’Aspal – senza numeri comprovati – possiamo farne decisamente a meno.