Gli effetti della pandemia sul trasporto aereo

Se la diffusione del Covid-19 ha fermato quasi completamente i trasporti, il comparto che ha subito il più forte impatto è il trasporto aereo di passeggeri. Benché i servizi per la mobilità delle persone e delle merci siano stati inclusi tra i settori economici e produttivi essenziali non sottoposti a sospensione delle attività, i provvedimenti di contenimento dell’epidemia assunti dalle Autorità nazionali e internazionali hanno di fatto ridotto le possibilità di volare, limitandole a ragioni di lavoro, di salute o di assoluta necessità, prevedendo restrizioni all’ingresso e all’uscita in diversi Paesi e stabilendo la chiusura di alcuni aeroporti. I dati dell’ultima rilevazione dell’ISTAT, testimoniano la drammatica frenata del traffico passeggeri, un settore che per il 2020 a livello mondiale sembrava destinato a un’importante crescita e che invece è ora investito da una crisi globale.

Nel 2017, nel settore del trasporto aereo di passeggeri e merci, operavano in Italia 193 imprese, che hanno realizzato un fatturato di 9,4 miliardi di euro e occupato poco meno di 20 mila unità di lavoro, di cui il 99,7% sono lavoratori dipendenti.

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L’Italia è il quinto Paese nella graduatoria Ue per numero di passeggeri trasportati, preceduta nell’ordine da Regno Unito, Germania, Spagna, Francia, e si colloca addirittura al secondo posto, preceduta solamente dalla Spagna, se si fa riferimento al trasporto di passeggeri sul territorio nazionale.

Turismo, Città di CagliariNel 2019, i passeggeri transitati nei 39 scali italiani monitorati da Assaeroporti sono stati 193 milioni, ovvero 7,4 milioni in più rispetto all’anno precedente, pari al +4%, in linea con il trend positivo degli anni precedenti, anche se a un ritmo di crescita meno sostenuto rispetto al 2018 (+5,9%) e al 2017 (+6,4%). In particolare Fiumicino, che nell’Ue è il nono aeroporto per flusso complessivo di passeggeri (43,5 milioni), ha visto crescere il volume di passeggeri dell’1,3% rispetto al 2018 e Malpensa addirittura del 16,7%.

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Per il 2020 si attendeva una conferma del trend positivo del traffico aereo a livello mondiale. Anche per il nostro Paese i primi dati registrati nel mese di gennaio lasciavano ben sperare: gli oltre 12,5 milioni di passeggeri transitati negli aeroporti italiani rappresentavano un incremento del 4,1% rispetto al 2019: sostanzialmente lo stesso ritmo di crescita registrato per lo stesso mese dell’anno precedente (+4,9% dal 2018 al 2019).
L’emergenza Covid-19 ha interrotto brutalmente l’evoluzione positiva del settore, precipitandolo in una drammatica crisi globale in un brevissimo intervallo di tempo e con proporzioni senza precedenti. In sole cinque settimane si è passati dai 459.709 passeggeri in arrivo e in partenza di domenica 23 febbraio 2020, ai 6.780 di domenica 29 marzo.

Rispetto allo scorso anno, il bilancio del mese di marzo 2020 indica un calo del 66,3% di voli effettuati e dell’85,1% del numero di passeggeri (da 13,988 milioni a poco più di 2,083 milioni). In particolare, i passeggeri trasportati nel mese di marzo sono passati da 4,9 milioni a meno di 748 mila per i voli nazionali, per quelli internazionali, che interessano circa il 64% dei passeggeri, questi sono passati da 9,0 milioni a 1,3 milioni.

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Dai dati di Assaeroporti, per il solo mese di marzo si stima una perdita in termini di passeggeri in arrivo e partenza pari a circa 12 milioni (differenza tra valore previsto e osservato) cioè l’85,7% in meno di traffico.
La previsione mostra inoltre che nel mese di maggio si sarebbero potuti registrare ben 17,9 milioni di passeggeri, i quali avrebbero raggiunto il picco di 21,4 milioni ad agosto 2020. Risultati che avrebbero premiato le performance in crescita del trasporto aereo italiano e che inevitabilmente possono ora rappresentare solo una misura del “mancato guadagno” e di uno scenario difficile da ricostruire nel tempo.

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