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Bruxelles sotto pressione: critiche giuridiche alla proposta UE di stop al gas russo.

La proposta della Commissione Europea di bandire gradualmente le importazioni di gas naturale russo, pur motivata da esigenze geopolitiche e di sicurezza energetica, solleva serie perplessità sul piano legale. A lanciare l’allarme è l’Oxford Institute for Energy Studies (OIES), che in un’analisi recente avverte dei rischi di “eccesso normativo” e di “grave incertezza giuridica” per operatori e importatori coinvolti.

A sollevare ufficialmente la questione è stato l’eurodeputato Fabio De Masi (NI), che ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione, chiedendo conto delle critiche mosse dall’autorevole think tank britannico.

Il nodo principale, secondo l’OIES, riguarda le clausole di forza maggiore nei contratti di lungo termine per l’acquisto di gas russo e GNL. La proposta dell’UE non garantisce che un eventuale divieto venga riconosciuto come tale, esponendo le aziende europee al rischio di dover comunque adempiere agli obblighi contrattuali, o peggio, affrontare richieste di risarcimento da parte delle controparti.

L’analisi sottolinea inoltre che l’emendamento al regolamento (UE) 2017/1938 comporterebbe un significativo aumento della complessità burocratica e dei costi per gli importatori, creando una situazione di “incertezza normativa” che potrebbe compromettere anche le forniture legittime di gas da Paesi terzi.

“Questo quadro giuridico instabile – si legge nel documento – potrebbe scoraggiare nuovi contratti di approvvigionamento e rallentare la transizione verso fornitori alternativi”.

Al momento, inoltre, non sarebbero chiari gli strumenti normativi adottati in materia dalla Commissione Ue per evitare controversie internazionali o arbitrati commerciali, evidenziando una crescente tensione tra l’urgenza politica di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e la realtà giuridico-commerciale di contratti ancora in essere.

Il dossier, dunque, è destinato a diventare uno dei punti più controversi del pacchetto energia della Commissione, soprattutto in vista delle prossime negoziazioni con gli Stati membri più esposti — come Germania, Ungheria e Austria — dove le forniture russe rappresentano ancora una quota rilevante del mix energetico.

Nel frattempo, l’Ue, con il recente accordo sui dazi commerciali siglato con gli Stati Uniti, ha deciso di aumentare gli acquisti di energia statunitense. Si tratta di forniture, è noto, non solo più costose per i cittadini europei, ma anche più impattanti sul piano ambientale. L’esportazione di GPL dagli USA, infatti, comporta un’impronta ecologica rilevante lungo tutta la filiera — dai processi estrattivi al trasporto transatlantico — e difficilmente può essere considerata coerente con gli obiettivi della tanto proclamata transizione verde europea.