I “democratici” Stati Uniti d’America vietano l’aborto.

Dopo 50 anni la Corte suprema americana ha abrogato la famosa sentenza Roe vs. Wade, storica sentenza pronunciata dalla Corte suprema degli Stati Uniti d’America nel 1973 che aveva autorizzato l’aborto negli Stati Uniti. Indubbiamente, una decisione che rappresenta un palese disprezzo verso l’attivismo e la libertà delle donne, nonché una sconfitta per la democrazia che arriva in un periodo in cui la narrazione statunitense, circa la superiorità dei propri principi democratici, ha toccato un nuovo apice.

Ora, per quasi 40 milioni di donne statunitensi l’accesso all’aborto sarà difficilissimo, esponendo le persone più fragili a trasferte rischiose. Fintantoché era valida la Roe vs Wade, infatti, i singoli Stati erano tenuti a garantire il diritto all’interruzione di gravidanza, pur potendolo limitare con vari espedienti. Ora che questo diritto non esiste più a livello federale, gli Stati potranno rendere l’aborto illegale per legge.

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In base alla legislazione vigente, sono almeno 26 gli Stati dove le donne non potranno più abortire.

A ben poco possono servire le rassicurazioni della Portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, per la quale l’Amministrazione Biden – va rimarcato democratica – chiederà al Congresso di ristabilirle la famosa sentenza pro aborto.

E’ facile, però, immaginare nuovi ricorsi alla Corte Suprema ma, nel frattempo, la decisione di oggi rappresenta una brutta pagina di storia degli Stati Uniti e una nuova macchia sulla presunta superiorità democratica della nazione.

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