Piano Casa, organizzazioni ambientaliste: “Paesaggio sardo sotto attacco”.
“Il paesaggio sardo, costiero e interno, è sotto attacco”. Questo il giudizio tranchant delle organizzazioni ambientaliste verso il Dl 108 proposto dalla Giunta Regionale.
Il testo in questione – secondo Lipu, Legambiente, WWF, Italia Nostra e FAI – prevede nello specifico l’edificazione a pioggia nelle zone rurali e naturali (anche di pregio), incrementi volumetrici, fino al 50 per cento per le strutture turistico ricettive, lungo la fascia costiera tutelata dal PPR e perfino nei 300 metri dal mare (su questi ultimi al momento solo i recentissimi annunci a mezzo stampa del Presidente della Regione fanno sperare in un passo indietro), cessione dei crediti e persino riapertura delle lottizzazioni convenzionate in zone F (turistiche), l’utilizzo edilizio residenziale di seminterrati e pilotis, la permanenza in spiaggia di strutture per la balneazione durante tutto l’anno (anche se alterano la bellezza dei luoghi).
Un provvedimento che contrasterebbe anche con le recenti iniziative della Commissione Europea, nonché contro la Legge Urbanistica 45/89 e del Piano paesaggistico regionale del 2006, dando così manforte ad una colata indiscriminata di cemento in un territorio fragile e a rischio idrogeologico.
Ma, proseguono le organizzazioni ambientaliste, a parlar chiaro sono anche i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale: circa 120.000 sardi sono residenti in aree a rischio medio di alluvioni e circa 42 mila edifici sono in zone pericolose; inoltre parti significative di territorio regionale sono esposte a potenziali pericoli di frana. Il Ddl Piano Casa però non pare tenere conto di questi dati visto che concede ulteriori volumetrie in maniera indiscriminata su tutto il territorio regionale.
La Sardegna, si legge nella nota congiunta delle organizzazioni ambientaliste, “ha l’urgente necessità di una norma regionale urbanistica unitaria per l’intera Sardegna che consenta l’integrazione tra zone costiere e zone interne. Una nuova normativa basata sulla reale salvaguardia del patrimonio ambientale e paesaggistico, in particolare degli ecosistemi sensibili quali le zone costiere e le isole minori. Occorre inoltre estendere il PPR all’intero territorio della regione ed è indispensabile interrompere il continuo e generalizzato consumo di territorio sviluppando politiche di maggiore utilizzazione delle strutture già realizzate, premiando le comunità che sapranno favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente e che limitano gli interventi edificatori (compresa la ricettività alberghiera) in prossimità dei centri urbani consolidati e distanti dalle aree costiere”.
“Ricordiamo – concludono le sigle ambientaliste – che, solamente pochi mesi fa un tentativo illegittimo e maldestro della regione Sardegna di aggirare il Piano paesaggistico con una norma fantasiosa di “interpretazione autentica” del PPT è stata impugnata dal Governo dinanzi alla Corte Costituzionale. Ci auguriamo che anche questo tentativo di smantellare le tutele paesaggistiche e ambientali, nonché le più elementari regole del diritto e dell’urbanistica, avranno la medesima risposta negativa e dura dalle istituzioni nazionali”.