Responsabilità dei magistrati e separazione delle carriere, ID: “Garantire l’imparzialità”.

Partendo dal presupposto fondamentale, sancito anche dall’articolo 111 della Costituzione italiana, secondo il quale ogni processo debba svolgersi “in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale”, alcuni eurodeputati italiani del gruppo ID* hanno chiesto alla Commissione europea se siano o meno maturi i tempi prendere una posizione in merito all’ampliamento della responsabilità del magistrato giudicante per gli errori commessi nell’esercizio della professione e se sia auspicabile la previsione della separazione delle carriere dei magistrati sulla bsae della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti, impedendo in tal modo il corporativismo e garantendo l’imparzialità.

Professione, secondo gli esponenti del gruppo ID, sulla quale penderebbero limitatissime responsabilità in caso di errore.

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Un tema spinoso che ha registrato ieri la risposta del Commissario europeo, Didier Reynders: “Nell’ambito della responsabilità personale dei giudici per danni derivanti da errori commessi nell’esercizio della professione, la Commissione richiama l’attenzione sulla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, la quale stabilisce chiari limiti della responsabilità personale e sottolinea che questa dovrebbe essere limitata a casi eccezionali e inquadrata da criteri oggettivi e verificabili, attinenti a esigenze relative alla amministrazione della giustizia, nonché da garanzie dirette a evitare qualsiasi rischio di pressioni esterne sul contenuto delle decisioni giudiziarie”.

Sulla questione invece della separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri dalla Commissione europea è stato ricordato agli esponenti italiani di Identità e Democrazia che nel capitolo della relazione sullo Stato di diritto 2022 sull’Italia ” che sono in fase di discussione progetti di legge sulla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. La Commissione ha inoltre osservato che i portatori di interessi hanno espresso preoccupazione riguardo al fatto che una rigida separazione delle carriere potrebbe allontanare in misura sempre maggiore un pubblico ministero dalla cultura della giurisdizione, rendendolo potenzialmente più esposto a possibili influenze politiche.

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Sebbene nell’UE non esista un modello unico di assetto istituzionale degli uffici della procura, ricorda infine l’esponente della Commissione UE, “sono necessarie garanzie istituzionali volte a rendere le procure sufficientemente autonome e in grado di svolgere indagini efficaci e imparziali e adire gli organi giurisdizionali senza pressioni politiche”.

*Matteo Gazzini (ID), Stefania Zambelli (PPE), Maria Veronica Rossi (ID), Valentino Grant (ID), Angelo Ciocca (ID), Rosanna Conte (ID), Danilo Oscar Lancini (ID), Paola Ghidoni (ID).

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