Bruxelles sotto accusa: tolleranza sui deficit e dubbi sul ruolo del MES.
La gestione dei deficit pubblici nell’Unione Europea torna al centro del dibattito politico, con la Commissione accusata di eccessiva tolleranza nei confronti degli Stati membri in difficoltà finanziaria. Il caso della Romania è emblematico: il paese ha registrato un deficit superiore al 6% negli ultimi due anni e nel 2024 supererà il 7%, mentre il debito pubblico è passato da 75 a 171 miliardi di euro tra il 2019 e il 2024. Nonostante queste cifre allarmanti, Bruxelles non ha adottato misure incisive per far rispettare il Patto di Stabilità e Crescita, limitandosi a monitorare la situazione senza imporre correzioni immediate.
Ma la Romania non è un caso isolato. Anche altri Paesi dell’UE registrano deficit elevati: l’Italia si attesta al 7,4% del PIL, seguita dall’Ungheria (6,7%), dalla Francia (5,5%), dalla Polonia (5,1%) e da Malta e Slovacchia (4,9%). Perfino il Belgio, con un deficit del 4,4%, rientra nell’elenco delle economie sotto osservazione.
A complicare ulteriormente il quadro, il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) sembra essere in fase di riorientamento verso il settore della difesa e degli approvvigionamenti militari. Una scelta che, secondo alcuni osservatori, potrebbe privare gli Stati membri di un fondamentale strumento di assistenza finanziaria e contribuire all’aggravarsi dei deficit nazionali.
Di fronte a queste criticità, il commissario europeo Valdis Dombrovskis ha chiarito che il MES è un’organizzazione intergovernativa creata dagli Stati membri dell’area euro con l’obiettivo di garantire la stabilità finanziaria a lungo termine. La decisione di ridefinirne le funzioni spetta esclusivamente ai firmatari del trattato del MES, senza un intervento diretto della Commissione.
Per quanto riguarda il controllo dei deficit, Dombrovskis ha ricordato che l’articolo 126 del Trattato sul Funzionamento dell’UE impone agli Stati membri di evitare disavanzi eccessivi, compito che spetta alla Commissione monitorare. La Romania, sotto procedura per deficit eccessivo dal 2020, avrebbe dovuto correggere la sua situazione entro il 2022. Tuttavia, la crisi pandemica ha portato a un’estensione della scadenza al 2024. Constatata l’assenza di progressi significativi, il Consiglio dell’UE ha ora fissato un nuovo termine per la correzione del deficit rumeno al 2030.
Oltre alla Romania, altri sette Paesi sono stati invitati a intervenire sui propri disavanzi pubblici: Belgio, Francia, Ungheria, Italia, Malta, Polonia e Slovacchia. La Commissione valuterà i provvedimenti adottati da questi Stati nella primavera del 2025.
foto European Unione, 2021 EC-Audiovisual Service / Aurore Martignoni