Trapianti, dati 2019: 4mila vite salvate, ma aumentano i no alla donazione
Il 2019 è stato il secondo miglior anno di sempre per la Rete trapianti: +2,4% di interventi. Ma quasi un terzo dei cittadini dichiara di opporsi alla donazione di organi.
Sono queste le due facce del report annuale del Centro nazionale trapianti: da un lato una rete trapiantologica in costante miglioramento (il 2019 è stato il secondo miglior anno di sempre per volumi di attività e le liste d’attesa continuano a ridursi) dall’altro una disponibilità dei cittadini alla donazione che rimane inferiore a quanto sarebbe necessario. Ancora una volta, infatti, quasi un terzo delle persone che si sono trovate davanti alla richiesta di una donazione ha risposto di no, e lo stesso vale per i cittadini che hanno espresso la loro volontà in materia al rinnovo della carta di identità.
Il dato più significativo è il discreto aumento dei donatori potenziali, ovvero quelli segnalati nelle rianimazioni come possibili candidati al prelievo degli organi. Nel 2019 sono stati 2.766 contri i 2.665 del 2018, il 3,8% in più: si tratta di un indicatore importante dell’efficienza del sistema. L’aumento delle segnalazioni ha permesso di assorbire il contraccolpo negativo del tasso di opposizione al prelievo, passato dal 29,8% dell’anno scorso al 31,2%. Complessivamente sono stati 863 i no alla donazione rilevati nelle rianimazioni, in gran parte espressi dai familiari del paziente deceduto. Considerato che nel 2019 ogni singola donazione effettiva ha generato 2,5 trapianti, l’aumento delle opposizioni dell’1,4% in 12 mesi è “costato”, in proiezione, il mancato trapianto di ben 122 persone. Se non ci fosse stata nessuna opposizione al prelievo, nel solo 2019 sarebbero stati realizzati circa 2.200 trapianti in più.
Il dato delle donazioni, come già registrato in passato, conferma forti scostamenti dal Nord al Sud del Paese: a fronte di una media nazionale di 22,8 donatori per milione di popolazione (pmp) si va dai 49,5 donatori della Toscana agli 8 della Sicilia. Particolarmente positiva la performance dell’Emilia Romagna, che è passata da 25,6 donatori pmp nel 2018 ai 37,1 nel 2019 (+11,5). L’Emilia ha registrato anche un calo significativo delle opposizioni in rianimazione (-7%) preceduta dalla Puglia, passata dal 52,2% al 42,7% (-9,5%). Resta comunque molto negativo il dato delle regioni meridionali, che presentano tassi di opposizione superiori di 15-20 punti alla media italiana, con l’apice della Sicilia (49,6%) e della Calabria (49,4%, +7,9% rispetto al 2018).
Nonostante tutto, nel 2019 i trapianti sono aumentati: ne sono stati effettuati 3.813 (+2,4%) con una crescita più moderata per quelli da donatore deceduto (+1,2%) e una più consistente di quelli da donatore vivente: sono stati 364, ancora molto pochi rispetto agli altri paesi europei, ma con un +14,5% in confronto al 2018. Il numero maggiore di trapianti complessivi ha riguardato il rene (2.137, +0,6%) seguito dal fegato (1.302, +4,5%) mentre l’aumento maggiore in termini percentuali ha riguardato il polmone (+6,3%, 153 trapianti in totale) e il cuore (+5,2%, 245 interventi). Stabili i trapianti di pancreas (42 contro i 41 dell’anno scorso) mentre a tre anni di distanza dall’ultimo è stato effettuato un nuovo trapianto di intestino. Crescita ulteriore anche per l’attività di prelievo “a cuore fermo”, ovvero dopo dichiarazione di morte con criteri cardiaci e non encefalici: i donatori utilizzati nel 2019 sono stati 64 contro i 47 dell’anno precedente, grazie ai quali sono stati realizzati 155 trapianti (nel 2018 erano stati 100).
Per quanto riguarda l’attività dei centri, Torino si conferma in testa alla classifica nazionale con 360 trapianti; seguono Padova (335) e Bologna (256). In totale sono stati 42 gli ospedali italiani che hanno effettuato trapianti nel 2019. Per le singole specialità, Padova è leader nel trapianto di rene (174 interventi di cui ben 55 da donatore vivente), Pisa per il fegato (161), Palermo Ismett per il fegato da vivente (14), Milano Niguarda per il cuore (34) Milano Policlinico per il polmone (34) e Milano San Raffaele per il pancreas (9).
La crescita dell’attività di trapianto ha un impatto positivo sulle liste d’attesa, che calano anche quest’anno. I pazienti che attendono un trapianto (dati al 31 dicembre 2019) sono 8.615, dei quali la gran parte aspetta un rene (6.460, -4,1% rispetto al 31 dicembre 2018). La diminuzione più significativa riguarda la lista del cuore (670 pazienti, -5,8%) mentre si registra un aumento marcato nella lista del fegato (1.031 pazienti, +6,7%).
In forte crescita l’attività di donazione e trapianto anche nel campo dei tessuti e delle cellule staminali emopoietiche. Le donazioni di tessuto registrate nel 2019 sono state 13.854 (+2,3%) con un aumento ancora più marcato per le cornee (+4,1%). Di conseguenza, i trapianti sono cresciuti dell’8,1%: 17.801 quelli realizzati lo scorso anno, mai così tanti. Segno più anche per quanto riguarda le cellule staminali emopoietiche: crescono sia le donazioni (+23,5%) che i trapianti da donatore non consanguineo (+1,3%) che sono stati 859, il numero più alto mai realizzato in Italia. In totale gli iscritti attivi al registro dei donatori di midollo IBMDR sono saliti a 449.860 (+6,7%) grazie a 43.138 nuovi ingressi dello scorso anno: dopo l’exploit del 2018 ottenuto grazie alla mobilitazione per il piccolo Alex, gli italiani hanno confermato la loro disponibilità.
Grazie al sistema di registrazione collegato alla carta d’identità elettronica, crescono ancora le dichiarazioni di volontà alla donazione espresse in vita dai cittadini. Il 31 dicembre 2019 erano 6.936.583 le dichiarazioni custodite nel Sistema informativo trapianti, ma a fine febbraio 2020 è stata superata quota 7 milioni e 300mila: complessivamente quasi 5 milioni 600mila favorevoli e poco più di 1 milione 700mila contrari.
Nel solo 2019 le dichiarazioni registrate nei 6.361 Comuni in cui è attivo il servizio (copertura del 92,5% della popolazione nazionale) sono state 2.404.867, in aumento del 22,9% rispetto all’anno precedente. I consensi sono stati il 67,5%, le opposizioni il 32,5%, con un lieve aumento dei no (+0,2% in confronto al 2018). Esattamente come per quanto riguarda le opposizioni rilevate nelle rianimazioni, anche il dato delle opposizioni registrate nei Comuni vede una forte differenza tra Nord e Sud: i risultati migliori sono quelli della Provincia autonoma di Bolzano (solo il 7% di no) e della Valle d’Aosta (18,9%) i peggiori quelli di Sicilia (42,1%) Calabria (40,7%) e Campania (40,3%). Di contro, nel 2019 la percentuale delle opposizioni è aumentata in quasi tutte le regioni settentrionali (+4,1% di no in Liguria, +3,1% in Emilia Romagna, +2,5% Piemonte, +2,1% in Veneto e Toscana, +1,4% in Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Provincia di Trento) mentre si registrano miglioramenti in quelle meridionali (-3% di no in Campania, -2,6% in Puglia, -2,1% in Calabria, -1,7% in Sicilia).