Violenza sessuale: custodia cautelare per un noto primario.
Nella mattinata odierna, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Piacenza, traendo in arresto un noto medico dell’Ospedale Civile di Piacenza, sottoposto ad indagini per i delitti di violenza sessuale aggravata ed atti persecutori.
Le indagini delegate alla Squadra Mobile di Piacenza sono state svolte anche grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, ed hanno permesso di cristallizzare un inquietante scenario all’interno dell’Ospedale di Piacenza.
Il primario sottoposto agli arresti domiciliari (con buona pace delle tante campagne sulla violenza verso le donne), ricordano dalla Polizia di Stato, è risultato l’autore di atti sessuali ai danni di dottoresse ed infermiere in servizio presso il reparto da lui diretto. Le vittime, in stato di soggezione ed intimorite da eventuali conseguenze pregiudizievoli, subivano quotidiani abusi sessuali. In almeno due casi, la condotta è arrivata anche a configurare il delitto di atti persecutori per la continuità con cui le vittime venivano costrette a subire gli atti sessuali, con il timore di ripercussioni nel caso avessero scelto di sottrarsi agli abusi.
Di fatto, il medico – Direttore di Struttura Complessa – agiva come se le dipendenti fossero a sua disposizione anche sessualmente, e per questo non si faceva scrupoli a compiere atti sessuali, anche durante le normali attività e conversazioni di lavoro.
Attività d’indagine, ricordano dalla PS, avviata grazie alla denuncia di una dottoressa in servizio presso il reparto, che aveva subito per la prima volta un’aggressione sessuale all’interno dello studio del medico, segnalando il gravissimo fatto occorso alla Direzione Sanitaria dell’A.U.S.L. ed alla Questura di Piacenza. La vittima aveva subìto l’aggressione dopo essersi recata nell’ufficio del capo per discutere delle ferie, ed era stata chiusa a chiave nella stanza, sbattuta contro un mobile e costretta a subire atti sessuali, interrotti solo dal casuale arrivo di un collega che bussava alla porta.
Le immagini registrate (peraltro nel ristretto arco temporale di un mese e mezzo) presso lo studio all’interno dell’Ospedale hanno poi acclarato il compimento pressoché quotidiano di atti sessuali in orario di servizio. Durante i 45 giorni di indagini ambientali audio/video, infatti, sono stati rilevati 32 tra episodi di violenze sessuali, rapporti sessuali completi e rapporti orali.
A rendere però complesse le indagini, è stato il clima di forte omertà all’interno del reparto, che ha portato diverse vittime a essere reticenti in prima battuta con gli investigatori.
Di fatto, il primario compiva atti sessuali con quasi tutte le donne che varcavano da sole la porta del suo Ufficio, all’occorrenza chiudendole nella stanza e bloccandole. Sebbene siano stati anche registrati all’interno dell’ufficio dei rapporti sessuali consenzienti con alcune operatrici, peraltro nell’orario di servizio, nella maggior parte dei casi le condotte erano espressione di atteggiamenti prevaricatori , evidenziati dalle riprese audio-video. E’ stato registrato come l’incolpato abbia appositamente convocato una collega consenziente per sfogare la sua libidine, insoddisfatta dai soli palpeggiamenti ai danni di una vittima avvenuti pochi minuti prima. Le flebili resistenze delle vittime, ormai in stato di prostrazione, erano vinte di volta in volta, ed ogni giorno ricominciavano nuovi abusi.
Si è riscontrato, in sintesi, che per il personale sanitario di sesso femminile, entrare nell’ufficio del Primario per questioni lavorative significava dover sottostare ad atti sessuali: circostanza, questa , che , se rapportata ad un ambito lavorativo formato da persone in astratto di alto livello culturale, non può che destare stupore e persino incredulità.
Il primario, ancora, veniva definito come un uomo “potente” sia per il ruolo all’interno dell’A.U.S.L. sia per le sue “conoscenze”, e tale posizione determinava nel personale sanitario una forte soggezione, derivante anche dal fatto che esporsi nei suoi confronti avrebbe comportato ripercussioni nella vita lavorativa e personale.