Violenza contro le donne: educare non solo i giovani, ma l’intera società, anche attraverso i social.
L’educazione sulla violenza di genere è diventata cruciale, non solo per sensibilizzare i giovani (come spesso la narrazione istituzionale ama rimarcare), ma per influenzare positivamente tutta la società. I social media, da una parte, sono strumenti di divulgazione di informazioni fondamentali, ma, allo stesso tempo, possono essere anche veicoli di disinformazione e stereotipi dannosi (come ci ricorda, per esempio, la comunicazione politica con cadenza quotidiana). È attraverso questi canali, infatti, che le nuove generazioni si confrontano e si formano su temi cruciali come quello della violenza contro le donne.
Tra queste iniziative, si rileva anche quella promossa dalla Polizia Locale di Sassari, “Neanche con un fiore” che, ricordano dal Comune di Sassari, ha coinvolto 590 adolescenti tra i 14 e i 18 anni, in un’azione di sensibilizzazione che ha toccato anche i social. L’obiettivo del progetto, realizzato in tredici scuole superiori della città, non è stato solo quello di educare i giovani a riconoscere e contrastare la violenza di genere, ma di creare una maggiore consapevolezza tra tutte le fasce della società. È proprio nella scuola che si gettano le basi per un cambiamento culturale che riguarda tutti, dai più giovani agli adulti, e che deve coinvolgere anche le famiglie, le istituzioni e i media.
I risultati del questionario distribuito ai partecipanti sono stati resi noti durante l’incontro finale dell’iniziativa, il 11 aprile. Da questo è emerso che, sebbene il progetto fosse rivolto principalmente agli adolescenti, la consapevolezza sulla violenza di genere non può limitarsi a questa fascia di età. Il dato interessante riguarda infatti la prevalenza delle fonti di informazione: la scuola (27,2%) e i social media (25,7%) sono stati indicati come i principali canali attraverso cui i giovani apprendono sul tema, seguiti dai notiziari (25,6%). Questo suggerisce che l’informazione passa non solo da contesti formali, come la scuola, ma anche da ambienti virtuali, dove spesso la disinformazione può prevalere.
Dal punto di vista della consapevolezza legale, i risultati evidenziano una crescente conoscenza della punibilità degli atti violenti con l’aumentare dell’età. In particolare, le ragazze sembrano più propense a riconoscere le implicazioni legali della violenza, un aspetto che suggerisce l’importanza di continuare a educare anche gli adulti e le famiglie, non solo i giovani. Le risposte al questionario hanno rivelato una percezione diffusa della violenza fisica, psicologica e verbale come le forme più comuni di abuso, ma anche la crescente comprensione che la violenza di genere non è limitata a questi ambiti, includendo anche abusi economici e sessuali.
Le differenze tra i generi, poi, emergono chiaramente nella consapevolezza del fenomeno. Le ragazze hanno una percezione più definita delle dinamiche violente, mentre i ragazzi, soprattutto nei gruppi più giovani, sembrano meno informati, con una significativa percentuale che ha risposto “Non so” alle domande relative alla punibilità della violenza.
Il progetto ha anche fornito uno spunto per future azioni educative, indicando la necessità di una maggiore sensibilizzazione, non solo all’interno delle scuole ma anche nei contesti familiari e sociali. È chiaro che la cultura della non violenza non può fermarsi all’ambito scolastico, ma deve essere trasmessa in modo organico e continuo, coinvolgendo tutti i settori della società. La collaborazione tra istituzioni, media, e famiglie diventa quindi imprescindibile per formare una generazione consapevole, in grado di riconoscere, prevenire e combattere la violenza di genere, ovunque essa si manifesti.
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