EuropaSardegna

Valori europei. L’UE finanzia le organizzazioni pro-aborto.

È polemica sul sostegno dell’Unione Europea a progetti e organizzazioni attive nel campo dei diritti sessuali e riproduttivi, inclusi quelli che si occupano di aborto. A sollevare la questione è l’eurodeputato olandese Bert-Jan Ruissen (ECR), che ha chiesto alla Commissione chiarimenti sull’eventuale utilizzo di fondi europei per promuovere l’aborto nei Paesi membri, ambito che rientra nelle competenze nazionali secondo i Trattati UE.

Nella sua interrogazione scritta, Ruissen ha sottolineato come le norme europee attribuiscano la responsabilità della sanità e del diritto penale ai singoli Stati membri, inclusa la regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Nonostante ciò, ha fatto notare che l’UE finanzia progetti e organizzazioni che operano in materia di salute sessuale e riproduttiva.

La risposta ufficiale della Commissione, firmata dalla Commissaria Hadja Lahbib, ha precisato che la Commissione non finanzia progetti finalizzati all’introduzione dell’aborto legale nei singoli Paesi né iniziative che mirano a liberalizzare le normative esistenti sull’aborto. Tuttavia, due organizzazioni attive nel campo dei diritti delle donne e della salute riproduttiva – il Lobby Europeo delle Donne e la Rete Europea della Federazione Internazionale per la Pianificazione Familiare (IPPF EN) – ricevono finanziamenti strutturali dal programma CERV (Cittadinanza, Uguaglianza, Diritti e Valori). Nel periodo 2019-2023, tali organizzazioni hanno ottenuto complessivamente 6.945.159 euro sotto forma di “operating grants”, ovvero fondi destinati al funzionamento generale e non a specifici progetti.

Secondo la Commissione, l’obiettivo di questi finanziamenti è promuovere l’uguaglianza di genere, i diritti delle donne e il bilanciamento tra vita professionale e privata, nonché sostenere l’emancipazione femminile e l’integrazione della prospettiva di genere nelle politiche UE.

La questione, tuttavia, resta sensibile. Se da un lato Bruxelles ribadisce il rispetto delle competenze nazionali in materia di aborto, dall’altro il sostegno a organizzazioni schierate apertamente per i diritti riproduttivi continua ad alimentare il dibattito tra chi vede nella UE un promotore di diritti fondamentali e chi teme un’ingerenza mascherata nei sistemi legislativi dei singoli Stati membri.