Europa

Ungheria, vietato il Budapest Pride 2025: la polizia blocca l’evento, l’Europa insorge.

Il 16 giugno, il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, aveva annunciato pubblicamente che il 28 giugno si sarebbe tenuta la Budapest Pride, organizzata dal Comune in collaborazione con la Rainbow Mission Foundation. Tre giorni dopo, tuttavia, la polizia ha ufficialmente vietato l’evento con una decisione (n. 01000-160/1133-3/2025) che si inserisce in un quadro normativo sempre più restrittivo verso la comunità LGBTI+.

Il divieto – ricorda una recente indagine di David De Groot per il Parlamento europeo – si fonda su una nuova legge approvata il 18 marzo 2025, che vieta gli eventi pubblici non conformi all’articolo 6/A della legge sulla protezione dei minori – norma che proibisce la rappresentazione di contenuti relativi a “divergenze rispetto all’identità sessuale alla nascita, cambiamento di sesso o omosessualità”. Il 14 aprile, un emendamento costituzionale ha ulteriormente irrigidito la normativa: viene definito che ogni persona è “un uomo o una donna” e che i diritti dei minori hanno priorità su ogni altra libertà fondamentale, salvo il diritto alla vita.

Diversi ricorsi contro il divieto sono stati presentati, ma la Corte Suprema ungherese ha confermato il divieto in una sentenza del 20 giugno. La Corte ha inoltre rifiutato di sollevare una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) e ha escluso l’applicazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), definendo il caso come una “situazione puramente interna” non rientrante nel diritto UE.

La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), però, si è espressa in più occasioni contro leggi simili, soprattutto in Russia. Nei casi Bayev e altri c. Russia e Alekseyev c. Russia, la Corte ha stabilito che le norme che vietano la “promozione dell’omosessualità” violano la libertà di espressione, di riunione e il principio di non discriminazione. In particolare, la Corte ha affermato che le leggi che equiparano l’omosessualità alla pedofilia o la definiscono dannosa per i minori rafforzano lo stigma e alimentano l’omofobia, incompatibili con una società democratica.

La sentenza Macatė c. Lituania ha ribadito inoltre che vietare o etichettare come dannoso un libro per bambini con relazioni tra persone dello stesso sesso è una violazione della libertà di espressione. Inoltre, in Glukhin c. Russia, l’uso del riconoscimento facciale per sanzionare chi partecipa a manifestazioni pacifiche è stato condannato come violazione del diritto alla privacy.

La Commissione europea ha denunciato apertamente le nuove restrizioni ungheresi. Il commissario alla Giustizia Michael McGrath ha affermato che la legge ungherese “stigmatizza i contenuti LGBTIQ” e che non è giustificabile come misura di protezione dell’infanzia, aggiungendo che la Commissione continuerà a monitorare attentamente lo stato di diritto in Ungheria nel prossimo Rule of Law Report.

Anche la presidente Ursula von der Leyen ha chiesto con forza che “la Budapest Pride possa svolgersi liberamente, senza sanzioni penali o amministrative”. La commissaria Hadja Lahbib ha dichiarato che “il diritto di riunirsi pacificamente è fondamentale in tutta l’Unione”.

La posizione ufficiale dell’UE è contenuta anche nelle linee guida dell’European External Action Service (EEAS), che considerano il divieto di eventi Pride come un indicatore chiave delle violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone LGBTI.

Il 27 maggio, 20 Stati membri dell’UE hanno chiesto alla Commissione europea di utilizzare tutti gli strumenti giuridici disponibili se le misure non saranno modificate.

Anche le Nazioni Unite sono intervenute: il portavoce dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani ha definito la normativa ungherese “arbitraria e discriminatoria”, mentre l’Alto Commissario Volker Türk ha invitato l’Ungheria ad abrogarla.

Il Parlamento europeo ha poi condannato le cosiddette “leggi anti-propaganda” LGBTI. Dopo aver dichiarato l’UE una “zona di libertà LGBTIQ” nel 2021, ha denunciato la legge ungherese come una violazione grave dei valori fondamentali dell’Unione. In particolare, ha criticato l’uso strumentale della retorica sui diritti dei minori per giustificare politiche discriminatorie e ha chiesto che tutte le informazioni rivolte ai giovani riflettano la diversità di orientamenti sessuali e identità di genere.

Foto Copyright European Parlaiment source EP 2019, foto Dominique Hommel