Sardegna

Una nuova tecnica per combattere le frodi nel miele: la spettroscopia NMR.

L’Ente italiano di Normazione (UNI) ha recentemente pubblicato la norma UNI 11972:2025 Miele, che introduce una nuova metodologia per rilevare l’adulterazione del miele. La norma, che si avvale della spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) in alta risoluzione, permette di identificare specifici marker relativi a tre degli adulteranti più comuni utilizzati per diluire il miele: inulina, zucchero invertito e sciroppo di mais/malto.

Il risultato di questa ricerca è il frutto del lavoro di un gruppo di esperti coordinato dal Cnr-Scitec di Milano, nell’ambito di un accordo di collaborazione con UNI. La pubblicazione della norma rappresenta un passo fondamentale per il riconoscimento ufficiale delle tecniche NMR in contesti giuridici e normativi.

Il miele è da sempre un prodotto di alta qualità, ma negli ultimi anni ha visto un incremento delle frodi legate alla sua adulterazione. Secondo Roberto Consonni, Project Leader del Gruppo di lavoro “GL 23 – Autenticità degli alimenti”, coordinato dal Cnr, il miele è un obiettivo frequente di adulterazione per aumentare i profitti, soprattutto a causa della sua scarsità, aggravata dai cambiamenti climatici. Le statistiche internazionali, come un recente rapporto tecnico del JRC, rivelano che quasi la metà del miele importato in Europa non rispetta le normative della direttiva europea 2001/110/EC, che stabilisce gli standard minimi di qualità per il miele destinato all’alimentazione.

L’adulterazione più comune consiste nella diluizione del miele autentico con sciroppi saccaridici a basso costo, difficili da identificare a causa della loro composizione complessa. Grazie alla spettroscopia NMR, ora è possibile rilevare segnali specifici che permettono di identificare e quantificare questi adulteranti con precisione.

La tecnica NMR è stata testata su tre varietà botaniche di miele: castagno, millefiori e acacia, utilizzando i tre adulteranti saccaridici. Presso il laboratorio NMR del Cnr-Scitec è stato sviluppato un protocollo analitico che include la preparazione dei campioni, l’acquisizione dei dati NMR e l’elaborazione dei risultati. I test hanno coinvolto campioni adulterati in diverse percentuali (dal 10% al 30%) e sono stati convalidati da laboratori di altre istituzioni di ricerca, tra cui l’Istituto di chimica biomolecolare e l’Istituto per i sistemi biologici del Cnr, nonché la Fondazione Edmund Mach e numerose università italiane, come quelle di Milano, Parma, Bari, Salento, Modena e Padova.

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