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Un incarico imbarazzante nella “Sardegna dei paradossi”: il Consiglio regionale cerca un’agenzia per la comunicazione social.

In un clima politico sempre più surreale, come quello che si rileva quotidianamente in Consiglio regionale, arriva ora un nuovo, quanto mai imbarazzante, avviso di indagine di mercato firmato dal Consiglio regionale della Sardegna per la gestione della comunicazione istituzionale sui social media.

Un compito dal sapore paradossale, se si considera che questa stessa istituzione, che ora cerca un’immagine digitale pulita ed efficace, è quella che nell’ultimo assestamento di bilancio ha stanziato oltre 22 milioni di euro per rifare parchi auto e cambiare infissi (giusto per citare alcuni esempi) a beneficio delle varie claque degli/delle “onorevoli regionali”.

Questioni di stile a parte, il servizio richiesto, dal valore massimo di 135.000 euro IVA esclusa (quindi dentro il perimetro dei cosiddetti “affidamenti diretti”), prevede l’ideazione e la gestione di una strategia social multicanale, comprensiva di pianificazione editoriale, attività di employer branding e persino la redazione di un manuale sulla comunicazione istituzionale.

L’incarico dovrebbe durare 12 mesi, prorogabili per altri sei, e sarà affidato direttamente, in base all’articolo 50 del nuovo Codice degli Appalti.

A far riflettere, oltre la tempistica e il contesto, l’idea di voler parlare tra le mura di via Roma di “buona amministrazione” e di “valorizzazione delle attività consiliari” quando sono facilmente riscontrabili (forse non per la magistratura) i casi di gestione discutibile delle risorse pubbliche (come ricorda, per esempio, l’ultimo assestamento di bilancio).

Un esercizio, l’intenzione di promozione social del Consiglio regionale, che rischia, dunque, di far saltare ogni logica comunicativa, per quanto esperta possa essere l’agenzia incaricata.

Come si potrà raccontare l’attività di un’assemblea che, mentre investe sulla sua immagine pubblica, viene accusata di distribuire soldi pubblici in modo discutibile? Come potranno valutare i (pochi) cittadini critici un incarico pagato con fondi pubblici, per raccontare — in modo accattivante e “strategico” — ciò che i sardi vedono ogni giorno con crescente fastidio: una classe politica troppo impegnata a mantenere sé stessa e, cosa peggiore, senza competenza e visione?