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Tunisia: in corso il processo sulla “presunta cospirazione”. E la democratica Europa finanzia…

L’Ue continua a sostenere Paesi privi di standard democratici? La risposta non può che essere affermativa pensando all’ennesimo capitolo che sta interessando una delle tante nazioni extra-Ue sulle quali si è posata la “generosa mano” dell’Ue. Come nel caso della Tunisia dove, lo scorso 4 marzo a Tunisi. è iniziato il processo relativo al cosiddetto “caso della cospirazione”, che vede imputate 40 persone tra oppositori politici, avvocati, giornalisti e attivisti per i diritti umani, accusati di gravi reati tra cui “cospirazione contro la sicurezza interna ed esterna dello Stato”.

Una vera e propria “caccia alle streghe” stigmatizzata dall’opposizione politica tunisina e dalle organizzazioni internazionali come Human Rights Watch, critiche verso l’indipendenza della magistratura locale, denunciando un uso politico della giustizia e gravi carenze processuali.

Interrogata dall’eurodeputata Tineke Strik (Verdi/ALE), la Commissione Europea, però, ha espresso forte preoccupazione per i pesanti verdetti pronunciati il 19 aprile, che hanno coinvolto anche cittadini UE, sottolineando le controversie legate al processo e la mancanza di trasparenza, evidenziata anche dal divieto di osservazione diplomatica nell’udienza finale del 18 aprile. Commissione, però, che ha certo detto di no quando si è trattato di aprire la borsa e sostenere un Paese come la Tunisia. Nazione alle prese con evidenti gap di democraticità.

A poco, dunque, può servire la risposta della Commissione von der Leyen all’interrogazione della Strik: “La delegazione UE a Tunisi ha assistito alle prime udienze e mantiene un dialogo costante con le autorità tunisine, ribadendo l’importanza del rispetto della libertà di espressione e del diritto a un giusto processo, principi fondamentali sanciti dall’Accordo di Associazione UE-Tunisia. La Commissione ha inoltre ricordato il ruolo chiave dei diritti umani nei rapporti bilaterali e il sostegno europeo alle riforme del settore giudiziario e della sicurezza, tramite programmi finanziati per decine di milioni di euro, in particolare il Programma di Supporto alla Riforma della Giustizia (concluso nel 2023) e il Programma di Supporto alla Modernizzazione del Settore Sicurezza, ancora in corso”.

Ma, allora, cosa frena l’adozione dello strumento della Condizionalità del diritto? Il caso, dunque, rimane un banco di prova per la relazione tra Unione Europea e Tunisia, che continua a seguire da vicino la delicata situazione politica e giudiziaria nel Paese.

foto Commissione europea