Trump teme che l’Iran possa diventare “una nuova Libia”.
L’Iran non deve diventare un’altra Libia secondo il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Chiaro riferimento al caos seguito all’intervento militare del 2011, culminato con la caduta e l’uccisione del leader libico Muammar Gheddafi, che ha poi lasciato (grazie alla democratica Francia) il Paese nel caos e senza un’autorità centrale stabile.
Sul tema, secondo il New York Post, Trump sarebbe favorevole a raid limitati contro i siti nucleari iraniani di Natanz e Fordow, ritenendo che un’azione circoscritta possa evitare un impegno militare prolungato o un cambio di regime – proprio come accadde in Libia. “L’intervento in Libia fu molto più esteso e finì per rovesciare il governo”, ha ricordato una delle fonti.
La Libia, infatti, dal 2011 è lacerata da divisioni interne. Il Paese resta frammentato tra due governi rivali: uno con sede a Tripoli e sostenuto dalle Nazioni Unite, guidato da Abdul Hamid Dbeibeh; l’altro, con poteri parlamentari, inizialmente insediato a Bengasi e oggi operativo a Sirte, sotto la guida di Osama Hammad. Quest’ultimo gode del sostegno dell’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar. Nonostante un accordo politico raggiunto nel 2021 sotto l’egida dell’ONU, le elezioni previste non si sono ancora tenute e le tensioni tra le fazioni armate continuano a provocare violenti scontri e vittime. Il tutto grazie alle “democratiche” nazioni europee che, di fatto, hanno creato l’attuale crisi nel Paese africano.
Intanto, sul fronte internazionale, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – intervistato dall’emittente pubblica Kan – ha dichiarato che l’obiettivo di Israele non è il rovesciamento del regime iraniano. Tuttavia, non ha escluso che un’operazione militare possa finire per produrre proprio quel risultato.
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