Europa

Trump e l’Iran: “Pace attraverso la forza”. Il messaggio dell’amministrazione americana dopo i raid.

Dopo le “discutibili” operazioni militari che hanno colpito in mattinata i siti nucleari iraniani, l’amministrazione Trump ha lanciato un messaggio chiaro attraverso le principali trasmissioni domenicali americane: “Il mondo oggi è più sicuro” e “l’iniziativa militare è stata un successo strategico che apre la strada alla pace ma la prossima mossa spetta a Teheran“.

Sul significato dei raid si è espresso anche il vicepresidente JD Vance, per il quale gli USA “non sono in guerra con l’Iran”: “Non vogliamo la guerra. Vogliamo la pace, ma una pace che non includa un Iran dotato di armi nucleari. E questo è esattamente ciò che il presidente ha ottenuto ieri sera”. Sarà, però, dura convincere la Repubblica iraniana che, di fatto, è stata bombardata da una nazione terza senza aver mosso alcun attacco. In un mondo ideale basterebbe questo per far scattare la Comunità internazionale ma, come conferma anche il silenzio dell’Onu sul tema (dell’Ue manco serve parlarne), il copione è stato già scritto. Anche questa volta.

Sulla possibilità di una risposta iraniana, l’Amministrazione Trump ha poi dichiarato di essere pronta a rispondere: “Siamo preparati, ma se attaccano le nostre truppe sarà un errore catastrofico per l’Iran”.

Nazione contro la quale la Casa Bianca non vuole aprire “un nuovo conflitto”: “Non vogliamo truppe americane sul suolo iraniano e non vogliamo un cambio di regime. Vogliamo solo fermare il loro programma nucleare e sederci a un tavolo per trovare un’intesa a lungo termine”.

Ma, dopo il bombardamento deciso senza alcun accordo internazionale (nulla di nuovo da parte di Washington DC), sarà difficile convincere la popolazione iraniana: “Non abbiamo colpito l’Iran come nazione, né obiettivi civili, né forze militari al di fuori dei tre siti nucleari. Se ci attaccano, risponderemo con forza schiacciante”, ha aggiunto JD Vance.

Ad intervenire è stato anche Marco Rubio che a Face the Nation si è appellato alla “responsabilità dell’Iran”: “Ora dipende tutto da Teheran. Se scelgono la via della diplomazia, siamo pronti. Possiamo raggiungere un accordo utile per loro, per il loro popolo e per il mondo intero”. Equilibrio e note diplomatiche, però, che lasciano il tempo che trovano: “Hezbollah, Hamas e gli Houthi – prosegue Rubio – sono quelli che hanno ucciso i nostri soldati in Iraq: tutto porta a Teheran. L’Iran è la principale fonte di instabilità in Medio Oriente. Non possiamo permettere che questo regime abbia l’arma nucleare”.

Sullo Stretto di Hormuz, il segretario di Stato, infine, ha dichiarato che “se l’Iran tenterà di chiuderlo, sarà un suicidio economico. Abbiamo opzioni pronte per gestire anche questo scenario”.

foto Courtesy of the White House