Tassi giù, fiducia in bilico: la BCE taglia ancora.
In un clima economico reso sempre più instabile da tensioni globali e da politiche europee giudicate da molti come timide e poco incisive, la Banca Centrale Europea ha deciso un nuovo taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base. Si tratta del settimo intervento consecutivo da giugno 2024, a testimonianza di un’Europa che fatica a ritrovare slancio e direzione.
Il tasso sui depositi – principale riferimento per i mercati – scende così dal 2,50% al 2,25%, mentre quello sulle operazioni di rifinanziamento principali passa al 2,40% (dal precedente 2,65%) e il tasso sui prestiti marginali cala al 2,65% (dal 2,90%).
La scelta si colloca nel solco di una linea ormai esplicitamente orientata a sostenere l’economia reale, che però continua a mostrare segni evidenti di affanno. A ricordarlo anche la presidente della BCE, Christine Lagarde, per la quale “le prospettive economiche dell’area euro restano dominate da un’incertezza eccezionale.
Paradossale, però, che tali affermazioni arrivino in un momento in cui si prova, finalmente, a far saltare il banco della globalizzazione. Processo economico, in auge dagli anni Ottanta, aspramente criticato ma che oggi si vuole difendere, criticando il “terrorismo economico” di Donald Trump o mancando di stigmatizzare la pessima azione politica del trilogo europeo, composto, ricordiamolo, dalla Commissione, Parlamento e Consiglio Ue.
Europa, insomma, che continua a pagare il prezzo di un coordinamento politico ed economico debole, incapace di offrire risposte tempestive alle crisi che si succedono. D’altro canto cosa volersi aspettare da una unione dove i Paesi membri venderebbero la propria madre pur di attirare investimenti a scapito dello sviluppo delle nazioni europee “concorrenti”.
Dove pensa di andare la “piccola Europa” in un contesto competitivo dove altrove – dagli Stati Uniti alla Cina – le manovre sono rapide e spesso aggressive? Bisogna, forse, iniziare a prepararsi alla prossima tempesta.
foto Source: ECB