Suinicoltura sarda a rischio, Centro Studi Agricoli: “Tagli inspiegabili da PAC e CSR”.
Dopo quarant’anni di lotta alla Peste Suina Africana (PSA), la Sardegna ha finalmente ottenuto lo status di “regione indenne”. Un traguardo storico che avrebbe dovuto segnare l’inizio di una nuova era per la suinicoltura isolana, tra possibilità di esportazione e rilancio dell’allevamento, in particolare quello semi-brado, legato alle razze autoctone e alla produzione di carni di eccellenza.
E invece, a frenare il settore arriva un duro colpo dalle politiche agricole: i nuovi parametri dei fondi PAC (Politica Agricola Comune) e CSR (Complemento di Sviluppo Rurale), penalizzano pesantemente gli allevatori. A denunciarlo è Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli, che lancia un grido d’allarme su una situazione definita “inaccettabile”.
Secondo i dati forniti dal CSA, in Sardegna operano attualmente 11.216 aziende suinicole con 161.052 capi allevati. La riduzione dei fondi, solo tra PAC ed eco-schemi, provocherebbe una perdita di circa 25 milioni di euro l’anno per il comparto. Particolarmente colpito è l’allevamento semi-brado, diffuso soprattutto nelle zone interne dell’isola, già segnate da fenomeni di spopolamento e difficoltà economiche.
“Il taglio dell’eco-schema 1 – Titolo 2, previsto dalla PAC – spiega Tore Piana – ha ridotto il contributo per UBA (Unità Bovino Adulto, equivalente a due suini adulti) da 300 a soli 54 euro, con una perdita netta di 246 euro per UBA, ovvero 123 euro a capo. Ma il danno più grave arriva dalla misura ‘benessere animale’, che la Regione ha tagliato da 331 euro a 131 euro a UBA dal 2023/2024, senza alcuna giustificazione valida”.
Una decisione che, secondo il Centro Studi Agricoli, mette in discussione ogni prospettiva di rilancio della suinicoltura sarda. “Con quale coraggio – si chiede Piana – chiediamo oggi a un giovane delle zone interne di investire nell’allevamento suino? Mentre da una parte celebriamo la fine della PSA, dall’altra la politica compie scelte che vanno nella direzione opposta al rilancio del settore”.
Il Centro Studi Agricoli ha chiesto quindi alla Regione Sardegna e in particolare all’Assessore all’Agricoltura e alla Presidente Alessandra Todde, un’immediata revisione delle politiche di sostegno. “Occorre un’inversione di rotta decisa, con misure che incentivino, non che disincentivino. La qualità delle carni suine sarde – conclude Piana – non ha nulla da invidiare a quelle spagnole. È ora che anche le istituzioni regionali se ne rendano conto”.
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