Società Italiana della Riproduzione: “Procreazione medicalmente assistita risposta concreta alla crisi demografica”.
La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) si conferma un alleato sempre più strategico nella lotta contro il crollo demografico e l’infertilità. A dirlo è Ermanno Greco, presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.), commentando i dati diffusi dall’Istat con il Rapporto annuale 2025.
“La PMA – spiega Greco – si sta affermando come un’opportunità concreta per affrontare due sfide cruciali del nostro tempo: l’infertilità crescente e il drastico calo delle nascite. Il suo impiego è in costante aumento, così come il tasso di successo dei trattamenti. È un segnale chiaro che invita scienza e istituzioni a rafforzare la sinergia per costruire un sistema ancora più efficace, sia dal punto di vista tecnico che normativo”.
Secondo i dati Istat, tra il 2005 e il 2022 i trattamenti di PMA sono aumentati del 72,6%, passando da 63.585 a 109.755, mentre la percentuale di successo è raddoppiata, dal 16,3% al 32,9%. “Numeri importanti – osserva Greco – che dimostrano quanto queste tecniche possano incidere sulla risposta alla crisi demografica. Ma c’è un fattore determinante che continua a incidere in modo critico: l’età materna. Oggi la media è salita da 34 anni nel 2005 a 37 nel 2022, con un aumento significativo delle donne over 40, passate dal 20,7% al 33,9%”.
Un dato che non va sottovalutato, spiega Greco: “Con l’aumentare dell’età cresce anche il numero di ovociti non sani, rendendo fondamentale l’impiego di tecnologie avanzate come la diagnosi genetica preimpianto. In particolare per le donne sopra i 35 anni, questa procedura può aumentare significativamente le possibilità di successo. Tuttavia, occorre maggiore trasparenza: in Italia i dati di successo sono aggregati, mentre in altri Paesi, come il Regno Unito, le coppie possono consultare le performance dei singoli centri. Sarebbe una svolta anche per il nostro sistema”.
Greco sottolinea anche una correlazione interessante tra livello di istruzione e ricorso alla PMA: “Nel 2023 il 6,2% delle nascite da donne laureate è avvenuto grazie alla PMA, contro appena il 2,2% tra le madri con bassa scolarità. Un divario che chiama in causa il ruolo dell’informazione e della formazione. Serve un cambio culturale profondo, che metta la medicina riproduttiva al centro di una strategia più ampia e consapevole”.
Da qui l’appello per l’introduzione di un percorso formativo universitario dedicato: “La medicina della riproduzione dovrebbe diventare una specializzazione all’interno di Ostetricia e Ginecologia, in grado di formare nuovi professionisti capaci di affrontare le sfide di una società che cambia” conclude il presidente della S.I.d.R. “Il sistema sanitario va ripensato con più risorse, più comunicazione e un maggiore coinvolgimento delle istituzioni educative. Perché la natalità non è solo un indicatore statistico, è il futuro del Paese”.