CulturaEuropaPoliticaSardegna

Sardegna, terra di promesse tradite: milioni spesi in progetti inutili mentre i giovani restano senza strumenti per costruire il futuro.

Se da un lato è condivisibile l’appello di Pier Luigi Lorrai della Filar Optomaterials a investire seriamente nei settori della tecnologia avanzata e dell’innovazione, dall’altro è necessario smascherare una realtà che, troppo spesso, viene camuffata da narrazione ottimistica. In Sardegna si spendono ogni anno milioni di euro in progetti che più che promuovere l’imprenditoria giovanile e l’innovazione, sembrano servire più per foraggiare i soliti comitati “misto pubblico-privato” che tanta incetta di bandi fanno in Sardegna. Peraltro con risultati di impatto poco coerenti, per usare un eufemismo, con la spesa pubblica. Progetti teoricamente nati per formare i giovani, ma che nei fatti si rivelano spesso inutili e scollegati dalle reali esigenze del territorio.

Il caso più emblematico è quello del programma Talent Up (costato 7,1 milioni di euro in due annualità, la terza chissà se si farà visti i risultati), voluto in passato dalla stessa maggioranza, o quasi, che oggi fracassa le palle con il refrain della “Sardegna come la Silicon Valley. Un programma ampiamente inefficace – come poteva essere altrimenti data la cabina di regia Aspal e la collaborazione con Sardegna Ricerche -, come confermato da dati e riscontri oggettivi. Nonostante le roboanti promesse, il progetto non ha generato un reale impatto né sul tessuto produttivo né sulle opportunità concrete per i giovani sardi. È dunque paradossale continuare a parlare della Sardegna come di una “terra di opportunità” e di “innovazione” quando manca l’essenziale? Ovvero, le risorse per permettere ai giovani senza risorse proprie di avviare una propria attività.

Eppure, le potenzialità dell’isola sono sotto gli occhi di tutti. Dall’intelligenza artificiale alla fotonica avanzata, dalla medicina innovativa ai “materiali intelligenti” applicabili in numerosi settori strategici (difesa, telecomunicazioni, salute), la Sardegna può davvero diventare un polo europeo d’eccellenza. Ma, in una regione sfigata come quella sarda, se non si fanno bandi decenti e non si mettono a regime le risorse per il bene pubblico, dove chi deve iniziare dal basso può trovare le risorse?

Discutibile, ancora, parlare di condizioni ambientali e di Sardegna come luogo ideale per i giovani (e non) talenti nostrani e stranieri. Solo in Europa ci sono realtà avanzate e accessibili, lontane anni luce dal piccolo mondo antico (e sfigato) dell’Isola. Senza contare che nella contesa geopolitica, la partita dell’innovazione è ormai un affare condotto dagli USA e la Cina, con l’Europa che arranca (e perde competitività) giorno dopo giorno. Quindi, come si possono attirare i “giovani ricercatori da tutta Europa” in Sardegna, quando gli stessi ricercatori (ovviamente parliamo di quelli liberi e indipendenti) sgomitano per lasciare il Paese?

foto Sardegnagol, riproduzione riservata