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Sardegna, pioggia di fondi senza trasparenza… anche con la legge di stabilità.

Si continua con la saga dei fondi pubblici elargiti senza criteri oggettivi né gare ad evidenza pubblica. A denunciarlo l’associazione “Sardegna chiama Sardegna”, critica verso la seconda “furbata di gruppo” realizzata dal Consiglio Regionale della XVII Legislatura: quella dei “puri e dei migliori”.

Maggioranza, dopo la figuraccia (per usare un eufemismo) dell’ultima variazione di bilancio, capace di approvare un maxi-emendamento alla Legge di Stabilità 2025 che ha assegnato oltre 178 milioni di euro in tre anni a enti, associazioni e fondazioni, senza alcuna procedura trasparente. Risorse, come precedentemente evidenziato, che si sommano agli oltre 22 milioni di euro già stanziati nel 2024 dal Consiglio “dei migliori”, in favore di soggetti legati ad amicizie, reti di potere e appartenenze politiche.

È un copione già visto quello che si sta consumando nelle stanze del Palazzo di via Roma: soldi pubblici distribuiti come fossero doni personali, senza gare, senza criteri pubblici, senza valutazioni trasparenti. Il tutto attraverso l’emendamento n. 2380 al disegno di legge n. 85 – Legge di Stabilità regionale 2025 – firmato da un fronte bipartisan che include, ricordano da Sardegna chiama Sardegna, “i consiglieri Roberto Deriu, Michele Ciusa, Diego Loi, Sandro Porcu, Francesco Agus, Luca Pizzuto e Valdo Di Nolfo”.

“Il provvedimento, prosegueono, ridefinisce l’articolo 13-bis, intitolato emblematicamente “Contributi e trasferimenti”, trasformandolo – denunciano gli attivisti – in un vero e proprio strumento di “clientelismo istituzionalizzato”.

Secondo il dettaglio allegato alla manovra, tra il 2025 e il 2027 verranno erogati 107.848.422 euro nel 2025, 32.920.500 euro nel 2026 e 38.805.000 euro nel 2027

Fondi diretti a comuni, parrocchie, diocesi, fondazioni, enti religiosi e persino organi di stampa (non Sardegnagol rimarchiamolo), selezionati senza alcun bando pubblico.

Insomma, una linea di continuità con il passato che la classe dirigente locale non ha alcuna intenzione di cambiare (figuriamoci la prezzolata stampa regionale). Ha senso dunque parlare di valore e credibilità delle istituzioni e di una certa informazione? Assolutamente no.

foto Clayton Majona da Pixabay.com