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Sardegna, la cultura come pretesto: milioni per le associazioni “amiche” e il centrosinistra fa pure la morale al Governo.

Chi butta milioni in affidamenti diretti ha davvero il coraggio di parlare di “attacco alla cultura”? Sembrerebbe di sì in Sardegna, dove il movimento 5 stelle continua a non perdere l’occasione per rendersi ridicolo e rimarcare tutta la propria incoerenza istituzionale.

Ad essere sotto accusa le valutazioni delle Commissioni ministeriali su teatro e danza, colpevoli, secondo i “paraculi pentastellati sardi”, di “punire i territori non allineati politicamente col governo. Il Governo Meloni e il Ministero della Cultura – prosegue la nota odierna – anziché sostenere chi lavora seriamente nel mondo dello spettacolo, sembrano orientati a premiare solo gli amici degli amici, a scapito della meritocrazia e della libertà culturale. È gravissimo pensare che la qualità di un progetto possa essere oscurata da un presunto colore politico”.

Accuse di clientelismo, premi agli amici e punizioni “ai nemici” che cozzano con quanto messo nero su bianco dalla cricca di “Ale Todde e soci” sia nell’ultimo assestamento di bilancio che nella prima manovra finanziaria del mandato della “presidente decaduta”. Tabelle di affidamenti diretti a prova di replica…

E mentre denunciano il “colore politico” nella cultura altrui, dalle parti della maggioranza regionale (e non solo) si distribuiscono milioni in consulenze, incarichi e affidamenti diretti con la leggerezza di chi gioca a Monopoli. Altro che trasparenza, altro che merito.

Si accusa il Ministero della Cultura di clientelismo politico, mentre in Sardegna si pratica la stessa logica con il silenziatore inserito: basta che le sigle siano “di area”, che il presidente dell’associazione sia amico del consigliere giusto, e i fondi arrivano. Senza bando e senza neanche la necessità di presentare una relazione che dovrebbe essere pubblicata – come già capita per i finanziamenti erogati dalla presidenza del Consiglio regionale – sul sito del Parlamento regionale.

Si parla poi di cultura ddiventata merce di scambio in Sardegna. Andiamo! Siamo sinceri. Nell’isola si sostiene referenzialità e scarsa innovazione. Non dovrebbe sorprendere che a distanza di decenni le stesse organizzazioni mainstream difficilmente potrebbero tenersi in piedi con la vendita dei biglietti per gli spettacoli promossi. Insomma, di merito, restando nel perimentro della cultura nell’Isola, è meglio non parlarne. Senza contare che non si partecipa neppure ai concorsi nazionali…

E il centrosinistra sardo, con in testa la Presidente Todde, fa la morale agli altri mentre governa con le stesse logiche spartitorie che una volta denunciava. Altro che cambiamento. Altro che trasparenza.

Invece di pontificare su ogni decisione del Governo nazionale, cominciassero a guardarsi allo specchio. Perché chi ha la faccia tosta di lamentarsi del “premiare gli amici” mentre distribuisce incarichi come confetti, non ha più alcuna credibilità politica.

Soprattutto quando, sotto la retorica della partecipazione e del “nuovo corso”, si perpetua il peggio della vecchia politica, con il trucco dell’ideologia a mascherare la sostanza: una gestione clientelare del potere e della cultura, da qualsiasi parte la si guardi.