Sardegna e diritti: cosa avrebbe detto Giorgio Gaber oggi?
Cosa avrebbe detto Giorgio Gaber sulla politica in Sardegna se fosse ancora vivo? Probabilmente avrebbe offerto una riflessione amaramente lucida, utilizzando il suo stile unico di satira e critica sociale, mettendo in evidenza le contraddizioni tra la retorica politica – onnipresente e sempre più di scarso livello – e la realtà quotidiana dei cittadini sardi.
Sarebbe stato sicuramente critico verso la distanza sempre più marcata tra i “grandi ideali” proclamati dalla politica e la vita concreta della gente.
Gaber, ancora, avrebbe probabilmente parlato della Sardegna come di un luogo ricco di potenzialità, ma lasciato in balia di promesse mai mantenute, di politiche incapaci di affrontare davvero le sfide sociali ed economiche che la regione vive. Non si sarebbe limitato a osservare il presente, ma avrebbe usato la sua sagacia per delineare come la politica, anche quella più progressista, spesso preferisca rimanere intrappolata in giochi di potere (la recente nomina dei commissari è l’ultima milestone in ordine di arrivo) piuttosto che affrontare i problemi reali.
Giochi di potere (di piccola leva morale), visibili anche con il mandato Todde, il quale, dopo 12 mesi di Governo, ha dimostrato di saper copiare le “non buone pratiche” già viste nelle legislature precedenti, a partire, per esempio, dalla spartizione (tra assestamento di bilancio e manovra finanziaria) di oltre 200 milioni di euro in affidamenti diretti per parroci, associazioni e spin-off dei partiti vicini al Campo largo. D’altronde, diceva un altro grande artista italiano, Carmelo Bene, la mediocrità non può che essere mantenuta dallo Stato…
Immaginando le sue parole, ancora, Gaber avrebbe forse cantato della Sardegna che, purtroppo, continua ad essere intrappolata tra l’incanto di un passato glorioso e la miseria di un presente che non sa più dove andare e dove i/le cittadini/e fanno i conti con una crescente inconciliabilità con i propri diritti fondamentali, come l’accesso al lavoro, alla salute, e all’educazione.
E, come spesso accadeva nelle sue canzoni, avrebbe sollevato il tema della “libertà”, un concetto che non si esaurisce nel ricordo della Resistenza (celebrata recentemente con poca coerenza dalle massime istituzioni locali), ma che, anzi, dovrebbe essere messo alla prova ogni giorno, nella Sardegna di oggi, dove le politiche sono inadeguate e la realtà di molte persone continua ad essere fatta di disoccupazione, diritti negati e mancanza di opportunità.
Qui, Gaber, avrebbe probabilmente affermato che in Sardegna “la libertà non è uno spazio libero”.
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